lunedì 1 dicembre 2008

Con l'Euribor il rischio si scarica sui clienti...



L'Euribor, il tasso a cui è agganciata la gran parte dei mutui a tasso variabile, sta scendendo ancora.
Scende si ma... non come dovrebbe! C'è qualcosa che non va: la Bce ha tagliato dello 0,75%, l'Euribor a 3 mesi è sceso dello 0,12 e quello a un mese dello 0,15. Certo, si tratta di un tasso di mercato (quello a cui le banche si scambiano il denaro tra loro), quindi non c'è niente di automatico ed è assai probabile che continuerà a scendere nel prossimo futuro. Però persino il presidente della banca centrale, Jean Claude Trichet, ha ritenuto di dover fare un richiamo in materia: "Ci aspettiamo che le banche facciano il loro dovere".

Certo, le prossime rate dei mutui scenderanno, ma è assai probabile che finché non saranno del tutto passate le turbolenze della crisi finanziaria (e ci vorrà parecchio tempo, mesi se non anni) l'Euribor si manterrà sensibilmente al di sopra dei tassi ufficiali, come lo è stato, a livelli che raramente si erano visti in passato, per tutto quest'ultimo periodo, come si può vedere dal grafico.

Ed è corretto?

Che non sia corretto se ne sono convinti ormai anche i banchieri centrali... suggerendo di legare i mutui ai tassi fissati dalla banca centrale, e lo ha ripetuto nel suo discorso alla Giornata del risparmio il governatore di Bankitalia Mario Draghi.
(Una banca che ha raccolto l'invito c'è già, la Banca Popolare di Milano: offrirà un mutuo indicizzato al tasso Bce maggiorato di 1,5 punti (quello che in termine tecnico si chiama spread di 150 punti base).
Beh, lo spread è più ampio rispetto a quelli di mercato... ma è ancorato al tasso ufficiale della BCE (come vedremo più avanti, questo comporterebbe un maggior rischio per le banche e ... udite udite... minore per il cliente!)

Conviene?

Adesso sì, perché l'Euribor come abbiamo visto è molto più alto del tasso Bce, e anche all'Euribor le banche aggiungono uno spread!
Ci sono però due osservazioni da fare:
1) si sarebbe ancorati a un parametro più stabile, perché la Bce non cambia i tassi tutti i giorni;
2) se qualche altra banca deciderà di fare concorrenza alla Bpm chiedendo uno spread più basso, si potrà sempre (San Bersani...) cambiare il mutuo con quello alle condizioni più favorevoli.

Ma perché le banche utilizzano questo parametro e sono così restie a cambiarlo?
A prima vista sembrerebbe un discorso semplice:

la banca, per prestare il denaro a chi chiede il mutuo, lo "compra" a sua volta sul mercato interbancario, e lo spread non sarebbe altro che il "ricarico", la remunerazione dell'operazione.


In realtà non è proprio così...
Perché le banche raccolgono denaro anche attraverso altre vie, ed essenzialmente due:
- i depositi dei correntisti;
- l'emissione di obbligazioni che vengono poi vendute sul mercato.

Ora... una delle regole auree del credito è che il debito che fa la banca a fronte del prestito che concede dovrebbe avere lo stesso ordine di durata. Ossia un prestito a lungo termine (come il mutuo) dovrebbe essere coperto con un indebitamento ad altrettanto lungo termine (...tra l'altro, questa era la scusa che le banche mettevano avanti per imporre forti penalizzazioni in caso di estinzione anticipata dal mutuo!)

Oggi, essendo stato adottato il modello della "banca universale" la raccolta degli Istitituti du Credito non avviene in maniera specifica (per questo o per quell'obiettivo), basta che alla fine vengano rispettati determinati parametri globali che riguardano il patrimonio e gli impieghi.

In sintesi... le banche, per erogare i finanziamenti:
- utilizzano i soldi dei depositi, che sono a costo quasi zero;
- fanno provvista sul mercato interbancario, pagando appunto il tasso Euribor che dunque varia ogni giorno in relazione alla domanda e all'offerta;
- ...e soprattutto emettono obbligazioni.


Allora... perché l'Euribor per i mutui?

Proprio perché è il tasso più "ballerino": le altre forme di raccolta hanno costi più stabili.

In questo modo il rischio di mercato (cioè il rischio di impennate del costo del denaro interbancario, che non è necessariamente quello che serve per finanziare i mutui, ma che comunque la banca utilizza) viene interamente scaricato sul cliente.

Del resto, lo stesso comportamento viene adottato per le imprese, i prestiti alle quali (sempre secondo i dati Bankitalia) sono per il 95% a tasso variabile, mentre all'estero questa quota è sensibilmente più bassa.

Dunque, basare i mutui sul tasso Bce significa, per la banca, assumersi un rischio maggiore: è per questo che richiede un premio (lo spread) molto superiore, circa il doppio di quello ormai più diffuso sul mercato.
Però, come dicevamo sopra, da una parte il debitore corre meno rischi (...e di rimanere imprevedibilmente in bolletta a causa di impennate come quelle degli ultimi tempi); e dall'altra, si può sperare che la concorrenza faccia il suo mestiere, facendo arrivare sul mercato prodotti meno cari.

Aspetto vostre considerazioni!


Bye!


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Fonte: repubblica.it

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