lunedì 20 luglio 2009

Ripresa: si o no?



La situazione resta ancora molto incerta e potrebbe giustificare l’interruzione del trend positivo avviato dai mercati azionari dallo scorso marzo: il Fondo monetario stesso ha sì affermato che siamo in una fase di uscita dalla recessione, ma ha aggiunto che la stabilizzazione non sarà uniforme, la ripresa sarà lenta e le politiche governative dovranno continuare a dare sostegno all’economia.
Il nervosismo degli operatori è palpabile: la possibilità che il governo statunitense abbia allo studio una nuova manovra di sostegno all’economia, ventilata nei giorni scorsi, ha rafforzato l’impressione che la ripresa sia ancora lontana e che comunque sia estremamente fragile e non ha certamente sostenuto i listini azionari.
L’idea che la ripresa possa allontanarsi nel tempo ed assumere un passo più lento di quanto ipotizzato fino a qualche settimana fa è rispecchiata anche dall’andamento delle quotazioni delle materie prime che nelle scorse sedute hanno rintracciato dai massimi delle settimane precedenti

La pausa dei mercati nel prezzare una ripresa non sembra tuttavia essere accompagnata da maggiori preoccupazioni sullo stato generale del sistema, facendo pensare più ad una pausa di riflessione che non ad una vera e propria inversione di tendenza: gli indicatori sul credito, infatti, pur trovandosi su livelli superiori rispetto ai minimi dei mesi scorsi, si mantengono entro il range laterale impostato fino dallo scorso aprile.
Riguardo alle Banche centrali, non vi sono novità da segnalare, se non la delusione del mercato davanti al rinvio, da parte della Banca d’Inghilterra, dell’eventuale ampliamento del piano di acquisto di asset sul mercato secondario rispetto agli attuali 125 miliardi di sterline.

La Banca centrale europea ha avviato il piano di acquisto di 60 miliardi di covered bond, da attuarsi sia sul mercato primario che sul secondario, e mantiene ferma la politica dei tassi ufficiali; con le operazioni di finanziamento alle tesorerie, tuttavia, sta informalmente seguendo una politica molto vicina a quella dei “tassi zero” che sembra piacere così poco al Presidente Trichet, almeno per quanto riguarda il livello dei tassi ufficiali: i tassi di mercato si collocano infatti ben al di sotto dell’1,0% del tasso repo, che normalmente ha la funzione di “tasso di riferimento”.

Questa settimana verranno pubblicate le minute della Federal Reserve relative all’incontro che si è tenuto il 24 giugno scorso; vi è in calendario anche l’incontro della Banca del Giappone: il consenso di mercato si attende la conferma dell’attuale tasso target allo 0,10%.

Nel frattempo è proseguito il lento calo dei tassi interbancari, reso inevitabile dall’elevata liquidità immessa nel sistema dalla Banca centrale europea che, come già accennato, rende tasso di riferimento non tanto la repo Bce, come avviene quando il sistema opera condizioni “normali”, quanto il tasso di remunerazione del deposito presso l’Istituto centrale, attualmente allo 0,25%
L’ipotesi di una invariabilità delle politiche monetarie, che resteranno ancora a lungo estremamente accomodanti, unita ad un maggior pessimismo riguardo alla ripresa, hanno spinto nuovamente al ribasso i rendimenti sui titoli di Stato, dopo la risalita dello scorso giugno dovuta in primo luogo alle speranze sull’economia accese dal dato sulla disoccupazione statunitense.

Comunque, nel frattempo, i mercati sembrano ripartire.... anticipando una possibile, decisiva, inversione di tendenza... pronta aad estendersi anche al settore reale.


Bye!


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