mercoledì 25 giugno 2008

Crisi Subprime: to be continued...



Sembrava sopita, ed era uscita dalle prime pagine dei giornali... Invece all’improvviso la tempesta dei subprime torna ad esplodere nel modo più violento!

Alla fine della settimana scorsa in rapidissima successione da tutti i fronti sono arrivate notizie disastrose: mentre gli agenti dell’Fbi arrestavano in ogni angolo d’America decine di broker che avevano lucrato sui bond fabbricati con i mutui a rischio spacciandoli per pregiatissimi, la Citigroup faceva sapere che per il trimestre che sta per finire dovrà contabilizzare nuove e impreviste perdite da brivido.
Ma soprattutto, dal mercato immobiliare americano arriva la conferma che i prezzi sono in picchiata, e chissà quando si fermerà la caduta. E’ quest’ultima, in termini macroeconomici, la notizia più inquietante ... che si condisce di particolari sinistri! Interi quartieri, periferie un tempo pregiate, zone residenziali costruite con cura e addobbate con amore, si presentano agli occhi dell’incredulo passante come uno sconcertante paesaggio di devastazione. Un tempo le case gli americani le bruciavano, adesso le scassano a picconate: quelle belle casettine di legno a colori pastello con la cassetta delle lettere al bordo del giardino e la bandiera a stelle e strisce sul porch (veranda), distrutte senza pietà. Quando gli veniva dato fuoco senza troppi complimenti, era per convincere un affittuario ad andarsene, come racconta Tom Wolfe nel Falò delle vanità romanzo paradigmatico sulla New York da bere degli anni ’80 oppure per incassare l’assicurazione o più spesso ancora per non pagare le tasse, che in molti Stati vengono sospese se la casa è impraticabile.
L’usanza di sfigurarle a colpi di piccone, sfasciare i vetri, sfondare i muri, è invece più recente: è la ritorsione contro la banca che pignora la casa perché non si è pagato il mutuo. Il padrone di casa sfrattato si vendica abbattendo il valore dell’immobile, e nel frattempo induce la banca a pensarci due volte prima di sfrattare l’amico parimenti in difficoltà.
A Cleveland in Ohio, in un quartiere che si chiama Slavic Center e già evoca le scene della guerra in Bosnia, qualche giorno fa sono state contate 1.500 case in queste condizioni.

La crisi del mercato immobiliare è causa ed effetto insieme della crisi finanziaria che martirizza il sistema creditizio.

L’ha avviata la bolla dei subprime, i cui lati illegali stanno venendo alla luce in questi giorni con l’ondata di arresti in tutta l’America. E mentre arriva al redde rationem l’inchiesta che decine di procure hanno condotto in silenzio per tre mesi e mezzo, la crisi immobiliare si sta annodando su se stessa e vive il momento più difficile. Qualsiasi possibilità di soluzione, che pure in certi momenti era sembrata a portata di mano nelle ultime settimane, è rinviata a data da destinarsi.

«Il peggio deve ancora venire», ha sentenziato giovedì scorso John Paulson, uno dei più scaltri gestori di hedge fund, che peraltro aveva fiutato il cattivo vento già due anni fa (con l’aiuto del suo superconsulente Alan Greenspan) e aveva scommesso al ribasso sui titoli basati sui subprime guadagnando con il suo hedgefund Paulson & Co. (che oggi vale 33 miliardi) l’iperbolica somma di 6 miliardi di dollari nel solo 2007. Se ne è messi in tasca personalmente quattro, il maggior guadagno di sempre per un gestore di fondi, e questo mentre tutti gli altri perdevano e qualcuno architettava per salvarsi manovre che ora gli sono costate la galera.

Gli ultimi dati sono scoraggianti.
- I pignoramenti ordinati dalle banche per morosità sul mutuo (73.000 nel solo maggio contro i 28.548 del maggio 2007) sono aumentati negli ultimi 12 mesi del 158%. Ad oggi 1,3 milioni di famiglie, secondo i calcoli della Mortgage Bankers Association, sono rimaste vittima di una foreclosure dall’anno scorso.
- I prezzi delle case dall’aprile 2007 all’aprile 2008, stando all’indice di riferimento CaseShiller, sono scesi del 14,1%.
- Il numero dei contratti di vendita è piombato del 17,5%. In maggio, nella sola California 20mila famiglie hanno perso la loro casa, e altre 72mila sono in possesso di un documento di repossession notificatogli dalla sceriffo della contea.L’amministrazione statale guidata da Arnold Schwarzenegger è stata la prima ad approvare una misura d’emergenza: una multa fino a mille dollari al giorno contro chi per incuria non ripara i vetri o perfino trascura di tagliare l’erba del prato, che si applica a chiunque sia proprietario in quel momento, un inquilino moroso, una compagnia di mortgage, una banca. E a Providence, Rhode Island, è in discussione una norma comunale che impone una tassa del 10% sulle case vuote.

Dove arriverà la crisi? Le prospettive sono le più fosche.
Ben oltre la discesa media, ci sono situazioni di sofferenza che sconcertano.
A Palm Beach, in Florida, una delle comunità più opulente del mondo, celebrata da Miami Vice, i prezzi delle case sono scesi in media del 38% nell’ultimo anno. A Greenwich, Connecticut, sobborgo di lusso di New York, i prezzi scrive il sito specializzato Trulia.com sono in ribasso del 15%, e nella dorata Beverly Hills del 6%, con sfrattati di lusso come lo showman Johnny Carson (5 milioni di valore della casa) o l’excampione (e forse assassino della moglie) O.J.Simpson (4 milioni). Peggio sta andando nel molto più popolare sobborgo di Wayzata, Minnesota, dove le case sono in ribasso del 28%, per non parlare della già ricordata città operaia di Cleveland oppure di Las Vegas, , che registra cali intorno al 20% e fallimenti a catena di costruttori e immobiliaristi che proprio nella città del gioco vedevano la loro Mecca.
Il nome più illustre è quello di Donald Trump, che non è proprio fallito ma è in perdita secca perché aveva poco brillantemente spostato i suoi interessi da New York nel Nevada. I libri in tribunale li ha invece già portati Harry Macklowe, un altro costruttore di New York celebre per aver comprato nel 2003 per 1,4 miliardi di dollari il General Motors Building sulla Fifth Avenue (angolo 59esima), uno dei simboli di Manhattan, e per averlo rivalutato fino a 2,7 miliardi (data dell’ultimo refinancing nel 2006). Ha però fatto il passo falso quando ha comprato altri sei grattacieli nel 2005, prendendo in prestito 7 miliardi di dollari che non ha saputo più restituire. A Chicago invece il tribunale l’ha conosciuto direttamente dalla parte della sbarra Tony Rezko, costruttore e intermediario, arrestato per bancarotta fraudolenta mettendo in forte imbarazzo Barack Obama di cui era un finanziatore.

Il guaio è che prima che questa crisi cominciasse, nell’estate 2007, per undici anni il mercato non era andato altro che in salita, il che spiega la violenza del "botto" che sta azzerando i guadagni conseguiti in tanti anni. L’America era talmente abituata a considerare le case un mercato in perenne crescita che era nata una serie di reti televisive specializzate in questioni immobiliari. Una si chiama Tlc, che sta per tender&love caring, la voce usata dagli immobiliaristi per indicare che la casa ha bisogno di una ripulitura (audience media: 700.000). Mandava in onda serial con titoli come Flip that house, un altro gioco di parole che significa "cambiar casa in un battibaleno". Trovi un’occasione, la prendi al volo, dai pochi ritocchi e vendi all’istante, guadagno garantito.
Niente più di tutto questo. E addio ai mutuilampo concessi via Internet senza controlli né garanzie, i prestiti "Ninja" (no income no job asset).

Una parziale eccezione a questo quadro disastroso è New York, anzi Manhattan....ma casi isolate

Dovunque altro ci si volti, a parte qualche raro caso isolato (vedi manhattan) il quadro è desolante.
Per correggerlo, si muove l’amministrazione Bush, che ha rifinanziato le agenzie federali Freddie Mac e Fannie Mae per garantire i mutui ai meno abbienti. Poi ha cercato con la moral suasion di intervenire presso le banche perché siano più umane, peraltro con pochi risultati perché nel frattempo ha imposto alle banche stesse più rigidi ratio patrimonio/prestiti e gli istituti si sono rifatti sui clienti/mutuatari. Adesso sta provando ad impostare la tanto reclamata riforma dei sistemi finanziari, qualcosa di simile alla Sarbanes/Oxley che nel 2002, dopo lo scandalo Enron, riordinò la governance societaria.
Ma è tardi: per una riforma del genere bisogna aspettare la nuova amministrazione. Solo che questa s’insedierà il 20 gennaio 2009.

Aspettiamo e... speriamo bene!
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Bye
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Fonte: repubblica.it

lunedì 23 giugno 2008

Mutuo: vuoi detrarre gli interessi?


La documentazione da presentare nei Caf per ottenere le detrazioni sugli interessi passivi e oneri accessori dei mutui sarà molto più leggera grazie a un accordo stipulato fra Abi-Associazione bancaria italiana e Caf-Centri di assistenza fiscale.
In un unico prospetto, comune per tutte le banche che aderiranno all'accordo, saranno indicati in otto punti i dati che renderanno più semplice il calcolo degli interessi. Tutto per agevolare l'acquisizione delle informazioni per beneficiare della detrazione di una quota degli interessi passivi e oneri accessori in dipendenza di mutui garantiti da ipoteca su immobili.
Il cliente insomma potrà chiedere alla banca per iscritto (anche tramite mail) l'attestazione che contiene le informazioni che potrà eventualmente e su richiesta inviata a casa.
I dati contenuti nel prospetto che sarà unico per tutte le banche riguardano:
1. la ragione sociale della banca
2. la tipologia di finanziamento
3. i/il nominativi/o dei/l mutuatari/io
4. la data della stipula
5. l'ammontare del finanziamento al momento della stipula e di tutti i costi pagati dalla banca
6. il capitale residuo al 31 dicembre
7. gli interessi passivi pagati nell'anno (al netto di eventuali contributi erogati da enti esterni)
8. gli oneri accessori pagati nell'anno alla banca con un dettaglio degli oneri.
Non rientrano tutti i documenti che i contribuenti dovranno produrre per il calcolo della circolare 15/2005. Rimane l'obbligo di produrre quindi la documentazione che serve a dimostrare come è stato speso il mutuo erogato dall'istituto di credito (ad esempio per il rogito, atti di compravendita, imposte...).
La detrazione comunque spetta solo per l'acquisto dell'abitazione principale e le spese connesse ad essa e sarà possibile utilizzare il nuovo prospetto a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi (730/09).
Dunque, Abi e Caf hanno stipulato l'accordo: bene ... ma anche... "era ora"!
Bye
Fonte: economiaefinanza

giovedì 5 giugno 2008

Mediazione creditizia


Quattro finanziamenti ipotecari su dieci sono concessi da intermediari

Cresce il peso di agenti, promotori e mediatori creditizi nel mercato dei mutui immobiliari. Nonostante sia finito più volte nel mirino delle associazioni dei consumatori a causa dello scarso regime di trasparenza con cui vengono sottoscritti in alcuni casi i contratti, questo canale distributivo (alternativo al classico sportello bancario) detiene il 37% della quota dei finanziamenti ipotecari (era il 35% nel 2003, fonte Assofin). Sommando a questo dato il 5% di prestiti concessi dalle banche online e il 3% intermediato online da siti specializzati, si ricava che quasi la metà dei mutuatari snobba oggi la filiale bancaria.

Come per un contratto stipulato direttamente in banca, anche quando ci si affida a un intermediario del credito - che può risultare utile al fine di accelerare la procedura per l’ottenimento del prestito - bisogna seguire una serie di accortezze per evitare di pagare extra-commissioni (rispetto al 2-3% sul totale finanziato normalmente richiesto) e parcelle a fondo perduto.

Verifica della professionalità. Il primo passo da compiere, quando ci si affida a un intermediario, sia esso un mediatore creditizio (fra i 91.964 iscritti all’albo dei mediatori) o un agente finanziario (tra i 55.156 iscritti nell’apposito elenco tenuto da Banca d’Italia), è di eseguire una verifica sulla professionalità del soggetto e su eventuali provvedimenti disciplinari a carico, consultabili al sito www.uic.it. (...resta il fatto che la professionalità è tutta da dimostrare perché oggi per acquisire la qualifica di intermediario finanziario è sufficiente un’autocertificazione di un diploma di scuola superiore). A tal fine si sta sollecitando il nuovo Governo ad approvare una legge che istituisca un esame di ingresso e preveda che il soggetto debba esibire garanzie patrimoniali.

Evitare di pagare acconti. Da tener d’occhio anche l’eventuale richiesta di prestazioni in anticipo, è infatti diffusa la prassi di chiedere un acconto. Sarebbe bene, invece, pagare la commissione solo dopo che la banca ha liquidato il prestito. Anche perché spesso l’acconto non è agganciato all’esito della prestazione e può andare a fondo perduto.

I migliori intermediari. Nel fitto sottobosco dell’intermediazione creditizia ci sono soggetti qualificati che permettono anche di ottenere condizioni migliori rispetto a quelle praticate dallo sportello. Sarebbe opportuno prediligere gli operatori che addebitano le commissioni alle banche e non ai consumatori. Tra questi vi sono società molto serie, sia online che offline.

Pubblicità ingannevole. Un’altra regola base da seguire è evitare di rivolgersi a chi propone “prestiti lampo”, concessi nel giro di poche ore dalla richiesta. Il finanziamento viene accordato dall’istituto di credito e non dall’intermediario quindi... come fa quindi quest’ultimo a prevedere tempi così rapidi per la chiusura dell’istruttoria?.

In conclusione, l'opera svolta dai mediatori creditizi, a genti e promotori finanziari è sicuramente utile se eseguita da persone qualificate ed in grado di svolgere un'attività di consulenza veramente efficace... ma questo vale per tutti i settori.

In un sistema dove l'offerta supera di gran lunga la domanda, dove l'arma della complessità è la strategia utilizzata per "annebbiare" la capacità decisionali dei consumatori... benvenga un buon "consulente", capace di guidare o anche solo indicare la via giusta...!
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Bye!
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martedì 3 giugno 2008

Situazione Alitalia


E così secondo il numero uno di Air France, Cyril Spinetta, per Alitalia ormai «serve l'esorcista». Può essere vero, ma ... penso valga la pena di ricordare come si sia arrivati alla situazione attuale. L'annuncio dell'intenzione di vendere la compagnia di bandiera risale al primo dicembre 2006.
A quell'epoca le casse dell'Alitalia erano ancora relativamente piene grazie ad un'iniezione di capitali (in maggioranza privati) pari ad un miliardo di euro, completata non più tardi di un anno prima grazie al cosiddetto «piano Cimoli», che aveva convinto un buon numero di investitori. Logico che un'Alitalia se pur con problemi strutturali ma adeguatamente rinforzata, presentasse una certa attrattiva; inoltre l'economia internazionale andava a gonfie vele e le aviolinee erano merce pregiata, basti pensare che nel corso del 2006 Lufthansa raddoppiò il proprio valore alla Borsa di Francoforte e in pochi mesi il prezzo dei titoli Iberia crebbe da 1.90 euro ad oltre 4.
Insomma, le condizioni per concludere una vendita in modo ottimale c'erano tutte.
Ai numerosi interessati che si presentarono (undici, poi ridotti a cinque per la «fase due», notare: Air France non c’era) vennero però opposte condizioni lunari e in parte indeterminate, per poi arrivare, una volta che tutti i pretendenti si furono ritirati, all'annullamento del bando e alla fase della trattativa privata.
...Ed ecco che magicamente appare Air France!
Trattativa pubblica no, privata, anzi privatissima sì.
D'altra parte gli esorcismi non riescono bene sulla pubblica piazza: quelli semmai sono roba da santoni americani, qui da noi le cose è meglio farle ben nascosti da spesse tende.
Fatto sta che dopo aver incenerito otto mesi favorevolissimi lo Stato regala all'esorcista francese quella che in gergo si chiama free call, vale a dire un'opzione su Alitalia senza alcun vincolo.
Air France ovviamente usa benissimo il regalo, prende tempo (anche perché nel frattempo i mercati stanno volgendo al brutto) e alla fine, complice l'esplosione del prezzo del petrolio e le borse in caduta libera propone un'offerta preliminare contenente molti punti a cui il governo aveva già detto no agli altri offerenti, quelli «veri», della gara ufficiale (adesso però chissà come mai vanno bene) più altri, vessatori, in omaggio. Al momento poi di formalizzare la proposta definitiva l'offerta si è ormai mutata in una presa in giro, con condizioni chiaramente irricevibili.
Infatti dopo appena un mese dalla proposta-beffa, Air France se ne va senza nemmeno scusarsi per il disturbo e i piatti del banchetto, cortesemente offerto dai contribuenti, vengono lasciati da lavare guarda caso al nuovo esecutivo.
No, Alitalia non ha bisogno di un esorcista: l'Italia è lo stato turisticamente più appetibile del mondo, abbiamo una posizione geografica unica, anche in uno scenario di alti costi del carburante Roma ha una posizione di hub naturale per l'intero Mediterraneo e per le aree del vicino oriente, in fermento proprio grazie al petrolio.
Se chi acquisterà Alitalia avrà davvero mano libera (e qui sta il difficile) potrebbe trovarsi fra le mani un tesoro!
Stiamo a vedere come andranno le cose... da semplici spettatori... un pò delusi, un pò incuriositi... e anche preoccupati (per le conseguenze di eventuali soluzioni all'italiana)
La speranza è che il "decollo" riesca e (con il paracadute sempre sulle spalle) non ci resta che fare un grosso in bocca al lupo all nostra compagnia di bandiera!
Bye
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