mercoledì 30 giugno 2010

Giornata nera...



Borse a picco con la nuova ondata di crisi. L’allarme sul deficit pubblico europeo e i timori per la Grecia e le banche hanno portato la moneta unica a nuovi minimi nei confronti di yen, dollaro, franco svizzero e sterlina e... per tutta risposta... l’Europa ha bruciato 145 miliardi di euro.

Mentre prosegue l’allarme deficit pubblico per Eruolandia, lo spettro della recessione coinvolge inaspettatamente l’economia cinese, che ad aprile ha segnato un rialzo dello 0,3%. Troppo poco secondo gli investitori, che hanno buttato a mare i titoli delle materie prime, data la posizione dominante della domanda cinese, che da sola divora il 45% della produzione mondiale di metalli.

Al di là dell’Atlantico, invece, Wall Street ha incassato il vero e proprio crollo della fiducia dei consumatori, scesa da quota 63,3 a 52,9, ben 10 punti sotto alle attese degli analisti.

Si è creata così in poche ore una miscela esplosiva, che ha colpito senza distinzione tutti i listini e i settori azionari, in primis le banche, affiancate da auto e materie prime. Sul fronte del credito ha pesato il clima di attesa sugli stress-test della Bce che, secondo il Wsj, avrebbe deciso di ampliare la platea degli istituti interessati, portandola a 70/120 banche.
Le autorità americane spargono ottimismo cercando di smorzare i timori.... Proprio la situazione europea e le conseguenze che questa potrebbe avere sugli Stati Uniti sono state uno dei temi dell’incontro fra Obama e Bernanke. L'idea condivisa è che l’economia si sta rafforzando, che siamo in ripresa trainata dal settore manifatturiero: si è passati dal perdere 750.000 posti di lavoro al mese (8 milioni di posti di lavoro persi negli ultimi due anni) a creare occupazione per cinque mesi consecutivi.
La crescita dell’occupazione nel settore privato è ovviamente molto importante per la fiducia dei consumatori e per l’economia nel suo complesso...
L’incontro fra Obama e Bernanke è avvenuto dopo la conclusione del G20, vertice durante il quale i grandi si sono impegnati a dimezzare i propri deficit entro il 2013 e a stabilizzare il debito entro il 2016.
Siamo alla finestra...


Bye!


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Fonte: LaStampa.it