martedì 27 gennaio 2009

Euro o non Euro...?

.

Quella che nel 2007 è iniziata come la crisi dei subprime, nel 2008 si è trasformata nella crisi globale del credito, nel 2009 è diventata la crisi dell’euro.
E c’è chi ora prende in seria considerazione l’ipotesi che un membro dell’area euro, la Grecia per esempio (ma qualcuno vocifera "Italia") , possa ripudiare il proprio debito. Un evento che non solo danneggerebbe direttamente i bilanci delle singole banche, ma distruggerebbe la fiducia nell’intero sistema bancario e finanziario del paese. Nell’impossibilità di ottenere prestiti e di fronte agli immensi costi di ricapitalizzazione delle banche, il paese dovrebbe stampare moneta, ma per farlo dovrebbe abbandonare l’euro e reintrodurre la vecchia moneta nazionale.

Ma, è uno scenario possibile?

In primo luogo, che alla Grecia sia concesso di ripudiare il debito, è tutto da vedere.
Un’alternativa esiste...
Consiste nella riduzione della spesa pubblica, nel taglio dei salari e in aiuti finanziari al governo senza soldi in cassa da parte dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale.
Certo, sarebbe una alternativa assai dolorosa... ma forse l'unica.
Contro i tagli al bilancio e la riduzione dei salari, infatti, ci sarebbero dimostrazioni di piazza, i politici perderebbero consensi e i governi cadrebbero. E all’interno dell’Unione Europea non mancherebbero le resistenze a offrire aiuti finanziari agli Stati membri più problematici.... alla fine, però, tutti ingoierebbero il rospo e andrebbero avanti (proprio come ha fatto il Congresso americano che prima ha tentato il “gran rifiuto”, ma poi ha approvato il piano di salvataggio per le banche da 700 miliardi di dollari, mentre all’orizzonte si profilava il disastro).
Certo è che... se la crisi attuale ci ha insegnato qualcosa ...è che non si dovrebbe mai sottovalutare l’abilità dei politici di fare la cosa sbagliata!
Ma anche il più cieco dei politici può vedere che cosa è in ballo oggi: gli investitori fuggirebbero in massa dalle banche e dai mercati del paese che prendesse in considerazione l’ipotesi di abbandonare l’euro. Per quanto grave la crisi, i politici si renderanno pur conto che il tentativo di sganciarsi dall’euro, la renderebbe solo peggiore!
Altra lezione della crisi è che gli shock finanziari possono diffondersi in modo imprevedibile.
Nessuno sa se il default della Grecia darebbe luogo a un crollo dei prezzi dei titoli di Stato irlandesi o italiani, facendo precipitare quei paesi in una piena crisi di debito pubblico e di sistema bancario.
...Ma nessuno vuole scoprirlo!
Così, alla fine, l’Unione Europea dovrà superare la sua avversione ai salvataggi.
...Dunque, l’area euro resterà unita perché la decisione di entrare a farne parte è sostanzialmente irreversibile: uscirne è impossibile senza dar luogo alla più grave crisi finanziaria che si possa immaginare, un rischio che nessun governo può permettersi di correre.
Ma allora entrare nell’euro è stato un errore fin dall’inizio?

Gli argomenti di chi era contrario all’unione monetaria si fondavano sull’esistenza di crisi asimmetriche: gli shock negativi che colpiscono alcuni paesi, e non altri, sono di gran lunga prevalenti e dunque era imprudente rinchiudere tutti in un’unica politica monetaria.
E in parte, quello cui stiamo assistendo oggi è un chiaro shock finanziario asimmetrico. Paesi come la Grecia con problemi di debito e di deficit sono stati ora individuati dagli investitori che scappano da qualsiasi cosa emani il minimo sentore di rischio. Così come i paesi con le bolle immobiliari più pronunciate, l’Irlanda e la Spagna per esempio, soffrono la recessione più grave, ora che le bolle si sgonfiano e i problemi si diffondono all’intero sistema finanziario.
Sono gli spread sui loro titoli di Stato (differenza di rendimento tra titoli equivalenti appartenenti alla stessa area) a essere schizzati verso l’alto, è là che la produzione è caduta di più ed è là che la necessità di tagli ai salari è più acuta.
L’unico mistero è perché gli investitori abbiamo impiegato così tanto tempo ad accorgersi di questi problemi, perché non abbiano individuato questi paesi sei mesi o un anno fa?
Ma... Più passano i giorni e più è chiaro che il vero grande problema è lo shock economico negativo che colpisce l’intera area euro:
i diversi paesi dell’area possono aver sofferto in modo diverso le turbolenze finanziarie, ma ora sperimentano tutti allo stesso modo le turbolenze economiche: tutti affrontano un crollo della crescita.
La Germania, che pensava di essere immune alla crisi economica, vede ora crollare le esportazioni. E vede crescere la disoccupazione, che può essere finora contenuta, ma è la punta dell’iceberg, e non c’è più alcun dubbio sulla quantità di ghiaccio che sta sotto la superficie.
Questo shock è simmetrico: interessa tutti i membri dell’area euro. E ciò significa che è appropriata una risposta comune di politica monetaria. Aumenteranno le pressioni sulla Bce perché riduca a zero i tassi di interesse, aumenti l’offerta monetaria e permetta al tasso di cambio dell’euro di indebolirsi. (Una parte dell’aggiustamento, quest’ultima, che già inizia a verificarsi, senza che ci sia stato alcun intervento della Bce). Ora che la recessione e la deflazione (inflazione+disoccupazione) incombono sull’area euro, questa è la risposta su cui tutti i membri dovrebbero trovarsi d’accordo e che può essere accompagnata da stimoli fiscali. E tanto meglio se sono i paesi con posizioni di bilancio relativamente più forti, come la Germania, ad applicarli in misura più ampia: il risultato sarà un aiuto dall’esterno, più che necessario, ai loro vicini più pesantemente indebitati e senza un soldo.

Cosa dovrebbe fare la BCE?

Ovviamente, l’assunzione necessaria di tutto ciò è che i politici facciano la cosa giusta. La Bce dovrà abbandonare la sua ossessione per l’inflazione, ridurre a zero (o quasi...) i tassi e ampliare l’offerta di moneta. La Germania dovrà liberarsi della fobia del deficit e applicare quello stimolo di bilancio di cui il paese, e tutta l’area euro, ha così disperatamente bisogno. Dopo aver a lungo opposto un ostinato rifiuto, entrambe si muovono ora nella giusta direzione, ma non c’è tempo da perdere.
Se il 2008 è stato l’anno dello shock finanziario asimmetrico, il 2009 è l’anno dello shock economico simmetrico.
E proprio come quello appena passato è stato l’anno che più ha messo a rischio l’euro, questo può essere l’anno della sua salvezza.
Perché ciò accada, però, i politici devono agire... e dimostrare che "l'Unione" c'è esiste davvero...!


Fil



PS: aspetto vostri commenti e, se vi è piaciuto il post, inviatelo a persone interessate (letterina in basso). Potete iscrivervi alla mailing list - ed essere così aggiornati su nuovi post - inviando una mail (con scritto "FilBlog" ) a cossettifilippo@yahoo.it

martedì 20 gennaio 2009

Dopo i tagli della Bce... Dove trovare investimenti remunerativi e sicuri?

.


Per gli analisti in arrivo nuovi tagli: ecco le mosse per giocare d’anticipo

Giovedì scorso, con un taglio di 50 centesimi, la Bce ha portato i tassi di riferimento al 2%... il minimo storico assoluto dalla nascita della divisa comune europea. E non sembra sia finita quì: gli analisti sono pronti a scommettere su altre sforbiciate che potrebbero portare il costo del denaro all’1,50% già all’inizio della primavera prossima.

I risparmiatori dovranno abituarsi a convivere - per un periodo non breve - con questo scenario di tassi ai minimi... ed imparare a valutare sempre meglio le alternative: quando i rendimenti sono così bassi, diventa più difficile fare scelte di investimento appropriate.

Vediamo...

Per il brevissimo termine — conti di deposito online e operazioni di pronti contro termine — rappresentano una buona "prima linea" per difendere il capitale investito.

Nel comparto del reddito fisso, invece, sono soprattutto le obbligazioni societarie a suscitare interesse, e, in minor misura, le emissioni governative a più lungo termine (10 anni).

Quanto alle Borse... in tempi "normali" escono avvantaggiate da una riduzione dei tassi, ma il taglio di questi giorni è praticamente ininfluente, viste le aspettative di un forte calo degli utili.

Più nel dettaglio...

A fronte di una netta discesa dell’inflazione — crollata al 2,2% in Italia in dicembre — la cedola dei conti di deposito vincolati si conferma interessante. Sia il rendimento netto offerto da Chebanca! (3,14%) che il netto di Conto Arancio (2,55%) sono decisamente al di sopra di questa soglia. Non tengono il passo del costo della vita, invece, i rendimenti dei Bot a 12 mesi che hanno toccato un netto di appena l’1,3%.
Se invece l'orizzonte temporale si allunga, lo scenario migliora in relazione ai titoli di Stato. Grazie all’ampliarsi del differenziale con il bund tedesco (titoli di stato tedeschi), i Btp italiani a 10 anni riescono ancora a offrire una remunerazione discreta, pari al 3,92% netto (4,46% lordo). Il Bund, ricercatissimo a causa dalla corsa alla sicurezza che caratterizza i mercati in questa fase, paga invece una cedola di appena il 2,89% lordo (2,54 netto).

Buone opportunità si possono incontrare anche nel segmento delle obbligazioni societarie, specie fra i titoli bancari a breve, che pagano una cedola di almeno 2 punti percentuali superiore ai titoli governativi.

In epoca di glaciazione dei tassi, torna a brillare anche la stella dell’oro, un bene rifugio che non rende nulla, ma che quando i rendimenti si avvicinano allo zero diventa interessante proprio perché gli investimenti suoi concorrenti perdono di attrattiva.

Quanto all’ immobiliare, vero epicentro di questa crisi, il taglio dei tassi, può risultare utile a frenare la caduta dei prezzi e a rendere le oscillazioni meno violente.

Beh, possiamo accontentarci... in attesa di tempi migliori!

Bye!


Fil
PS: aspetto vostri commenti e, se vi è piaciuto il post, inviatelo a persone interessate (letterina in basso). Potete iscrivervi alla mailing list - ed essere così aggiornati su nuovi post - inviando una mail (con scritto "FilBlog" ) a cossettifilippo@yahoo.it

giovedì 15 gennaio 2009

Il quadro economico...






Nuovo consistente taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea: 0,5 punti in meno, come auspicato da molti analisti... dunque, il principale livello di riferimento sul costo del denaro scende al 2%. I tassi tornano così ai livelli di fine 2005 ...prima che la Bce avviasse la consistente manovra restrittiva (aumento dei tassi) culminata col 4,25% dello scorso luglio.

Scende il costo del denaro... bene, direte voi! Finanziarsi costa meno.

Magari fosse così semplice... anche se si favorisce indirettamente chi è in cerca di un mutuo ad un tasso conveniente, l'obiettivo è quello di incentivare gli investimenti del settore industriale agevolando, attraverso i tagli, l'accesso al credito e la ripresa economica...

Gia, l'economia... Vediamo qual'è la situazione.

Dunque... il quadro economico dell’area euro non fa che aggravarsi, di ieri il rapporto di una nuova pesante contrazione per la produzione industriale.

L’economia dell’area euro sta accusando un "significativo rallentamento" prevalentemente causato dall’aggravarsi dei mesi scorsi della crisi finanziaria e la Banca centrale europea si attende che sia la domanda interna che la domanda estera ne risultino nettamente indebolite.

Dunque giù i consumi interni e giù anche l'export, da sempre cavallo di battaglia della nostra Italia!

Una notizia positiva? ...La debolezza economica ha favorito un netto rientro dell’inflazione (proprio oggi Eurostat ha confermato che a dicembre è rientrata all’1,6%) e proprio questo calmieramento, ha aggiunto Trichet, è stato determinante per la decisione di oggi di tagliare nuovamente i tassi di interesse.

Ma questo benefico "effetto collaterale" è poca cosa...

E gli altri?

Gli Usa Negli Stati Uniti la Federal Reserve (la Banca Centarle Americana) ha attuato una politica di riduzione dei tassi aggressiva, fino ad azzerarli quasi del tutto: da alcune settimane mantiene una forchetta di fluttuazione simbolica tra zero e 0,25 punti (ora, finanziarsi... non costa praticamente nulla!). La scorsa settimana si è nuovamente mossa la Banca d’Inghilterra con un taglio da mezzo punto che ha portato i tassi per la sterlina all’1,5%, segnando un nuovo minimo sugli oltre tre secoli di storia di questa istituzione.

Siamo alla frutta? No... c'è tempo per peggiorare ancora...!
Infatti il Fondo monetario internazionale (FMI) si attende "un ulteriore peggioramento della crisi in atto" in Europa nell’ambito di "una recessione globale prolungata e che si sta intensificando... stimando che un’eventuale ripresa per l’economia europea non è attesa fino alla fine del 2009.

Su col morale, ci riprenderemo!
Su col morale, ci riprenderemo? (non è un errore di battitura...voi cosa ne pensate?)


Bye!



Fil



PS: aspetto vostri commenti e, se vi è piaciuto il post, inviatelo a persone interessate (letterina in basso). Potete iscrivervi alla mailing list - ed essere così aggiornati su nuovi post - inviando una mail (con scritto "FilBlog" ) a cossettifilippo@yahoo.it

lunedì 12 gennaio 2009

Il mercato del lavoro in tempo di crisi: precariato in aumento per gli under 35.




IL mercato del lavoro in tempo di crisi...

Pronti? Via! (...tenetevi forte!)

Stando alle rilevazione dei sindacati, la cassa integrazione sarebbe cresciuta del 25% la scorsa estate: i posti di lavoro a rischio, nei prossimi due anni, sono 900 mila solo nell'industria.

Compresi commercio e servizi, potrebbero arrivare a un milione e mezzo!

I dati hanno un peso specifico non indifferente se rapportati ai 17 milioni di lavoratori dipendenti. A soffrire maggiormente le ripercussioni della crisi economica però saranno le categorie di lavoratori a tempo determinato come apprendisti, collaboratori, somministrati, interinali: si tratta di un vero e proprio esercito di tre milioni di precari.

Eh si, non sono belle notizie!

Per chi vuole capire però il problema, e reagire nel modo più opportuno (chiudete le finestre se siete ai piani alti...) ecco alcuni "noiosissimi" numeri (un pò meno noiosi per i diretti interessati)

Precariato in cifre:

I numeri non sono facili da mettere insieme.

Nel caso degli interinali (oggi si chiamano somministrati), Ebitemp, l'ente bilaterale per il lavoro temporaneo, calcola che il personale gestito dalle agenzie del lavoro in affitto sia in netto calo (del 7,6% nella seconda parte del 2008) ma soprattattutto sono scese di oltre il 21% le richieste di personale.

Ok, l'avevamo detto di essere in crisi... il vero problema è che si stima che solo metà degli interinali abbia qualche forma di "protezione", quando resta senza lavoro... questa percentuale scende sotto il 40% per il milione e mezzo di lavoratori a tempo determinato!

Quindi... oltre 600 mila dipendenti a contratto rischia di restare in mezzo alla strada!

Lo stesso vale per mezzo milione di cococò.

In totale, si tratterebbe di un milione di persone, su cui l’onda d’urto della crisi rischia di schiantarsi.

Per molti lavoratori precari dicembre ha rappresentato un vero e proprio spauracchio (considerato che a fine anno, per motivi burocratici, viene a scadenza il 40% in più dei contratti, rispetto agli altri mesi). Si attendono i dati ufficiali, ma secondo alcune stime il 31 dicembre, oltre 300 mila precari, sui 3 milioni totali, si sono trovati di fronte al rinnovo contrattuale:

193 mila tempi determinati,
10 mila apprendisti,
16 mila interinali,
64 mila cococò.

In tempi normali, l'84% degli interinali e il 50% dei collaboratori coordinati ottiene automaticamente il rinnovo. Di questi tempi, però, un interinale potrebbe aspettare fino a 9 mesi per trovare un nuovo posto, mentre un cococò anche 19 mesi...!

La crisi è giovane, nel senso che colpirà duramente le giovani generazioni: iterinali sui trent’anni o poco più con un affitto da pagare e scarse prospettive di crescita professionale potrebbero essere dunque le prime vittime di una crisi intersettoriale.

Secondo i dati Istat i lavoratori dipendenti a carattere temporaneo sono cresciuti, negli ultimi quattro anni, da 1 milione 900 mila a quasi due milioni e mezzo: oltre la metà di questo aumento è dovuto agli under 35.

Poi c'è poco meno di mezzo milione di cococò, formalmente lavoratori indipendenti, ma, lo dice anche l'Istat, in concreto dipendenti a tutti gli effetti.

Tre milioni di precari: sei su dieci hanno meno di 35 anni!

Beh, le notizie non sono proprio incoraggianti... ma, a mio parere, non catastrofiche.

Perchè?

Probabilmente il fatto che 6 precari su 10 sia under 35 è il primo segnale "interpretabile" in modo positivo: è più facile per un giovene cambiare stile di vita ed "adeguarsi" alla nuova flessibilita del mercato del lavoro... perlomeno rispetto alle generazioni meno giovani.

Stare fermi a lamentarsi serve a poco... è finita l'era del lavoro fisso, sicuro, per tutta la vita... Guardarsi intorno, uscire dalla vecchia logica e cercare opportunità è -a mio avviso - la ricetta
migliore...
In crisi ci siamo, e prima reagiamo, prima finirà!

Ma gli aspetti da affrontare sono moltissimi.... aspetto vostri commenti!

Bye!


Fil



PS: se vi è piaciuto il post inviatelo a persone interessate (letterina in basso) e... perchè no, iscrivetevi alla mailing list inviando una mail vuota (o con un vostro commento) a cossettifilippo@yahoo.it

martedì 6 gennaio 2009

Mutui: la surroga (seconda parte)




Come detto... La differenza tra scegliere un mutuo a tasso fisso o variabile è notevole: se accendere oggi un mutuo a tasso variablie significa accettare che i tassi possano un domani tornare a salire, scegliere un tasso fisso vuol dire continuare a pagare per tutta la durata del mutuo un a rata con un tasso di tutto rispetto (visti i livelli attuali) senza la paura di non riuscire a far quadrare i conti a fine mese.

E la surroga?

Facciamo un esempio reale:

Surrogare un mutuo a tasso fisso con un mutuo al 4% significa risparmiare, rispetto a un finanziamento a venti anni acceso tra il 2004 e il 2008, dai 42 ai 112 euro al mese per una durata pari a quella residua; su un prestito trentennale il guadagno varia da 55 a 126 euro.

Sono numeri che fanno pensare a un imminente boom delle surroghe, ma prima di fare il passo occorre valutare bene alcuni aspetti.
Il primo aspetto da considerare è il tasso che si sta pagando: se va dal 6% in su l'operazione sarà certamente vantaggiosa e farà risparmiare una considerevole somma.
Sotto il 5,5% invece va valutata con attenzione, soprattutto se si pensa di puntare al variabile che, come l'esperienza degli ultimi anni ha insegnato, diventa un arma a doppio taglio quando, come adesso, si parte dai minimi. Questo perchè è fuori da ogni dubbio che i tassi inizieranno la risalita, occorre solo attendere più o meno tempo. E se la scelta del mutuo non è stata fatta considerando le reali capacità di reddito e di far fronte a eventuali aumenti, ci si potrebbe trovare un domani con una rata impossibile da gestire (...se si pensa al mutuo a tasso variabile, infatti, è sempre consigliabile verificare se si possa sostenere in caso di impennata del costo del denaro un aumento della rata anche del 40%).

La surroga rimane comunque una pratica che richiede tempo e pazienza... Perchè?

Sprattutto perchè alcune banche pur di non lasciare andare il cliente, cercano di scoraggiarlo e tirare per le lunghe.

Dunque?

Prima di dare il via alla procedura vale la pena chiedere alla propria banca se è disposta a rinegoziare le condizioni del proprio mutuo: chiedere un abbassamento del tasso, dello spread, il passaggio da variabile a fisso o il cambio della durata del mutuo sono variazioni che, se la banca vuole, possono essere accordate in modo gratuito e senza l'intervento del notaio (se la banca vuole...).

In ogni caso prima di accettare o firmare contratti, è sempre consigliabile non fidarsi delle parole del funzionario di banca, ma pretendere che tutto sia messo per iscritto, in modo da poter riflettere con calma e magari confrontare con proposte di altre banche.

Perchè diffidare?

L'inchiesta di Altroconsumo*, trasmessa all'Authority il 18 aprile scorso, aveva documentato la mancata attuazione della portabilità gratuita dei mutui da parte del 95% degli operatori bancari. In cambio, gli istituti offrivano soluzioni più onerose, come la sostituzione del mutuo, o surrogazione con spese sempre a carico dei consumatori.

Oggi in Italia sono circa 3,5 milioni le famiglie con un mutuo ipotecario: di queste, il 60% ha un mutuo a tasso variabile, pari a circa 2 milioni e 100mila famiglie. In questi casi la mancata applicazione della surroga a costo zero per il consumatore immobilizza il mercato dell'offerta dei mutui, cancellando le opportunità di risparmio per i mutuatari che volessero porre rimedio ad una situazione economica difficile: la mancata applicazione della surroga del mutuo, oltre ad essere una scorrettezza che danneggia direttamente il mutuatario, ostacola fortemente un mercato che stenta ad aprirsi alla reale concorrenza.

Domande, dubbi, chiarimenti? ...Aspetto vostri commenti!

A presto!

Fil


*Altroconsumo interviene al Tar della regione Lazio, affiancandosi all'Antitrust contro ventitré istituti bancari per aver ostacolato la portabilità del mutuo. L'indagine, partita dall'associazione indipendente dei consumatori e conclusa con il provvedimento sanzionatorio dell Antitrust per pratiche commerciali scorrette, ha portato le stesse banche a impugnare la sanzione dell'Autorità garante di 9 milioni 680 mila euro ed avviare il ricorso al TAR.

Mutui: la portabilità

.




Parliamo di mutui gia in essere e, visto l'attuale andamento dei tassi, dell'eventualità di passare da una tipologia all'altra... La scelta è soggettiva e dipende dalla propria "sensazione" su quello che sarà l'andamento futuro dei tassi.

Quali alternative?

- Passare da un mutuo a tasso variabile a uno a tasso fisso: si ha la certezza di una rata costante... a fronte di condizioni leggermente superiori rispetto a quelle del tasso variabile;
- Passare da un tasso fisso a uno variabile: per sfruttare gli attuali livelli dei tassi di mercato... ma temendo eventuali (possibili?)rialzi futuri

Come cambiare?

Si può farlo con la stessa banca con cui si ha il mutuo in corso, se l’istituto di credito lo consente: ma nella maggior parte dei casi non è possibile, se non accendendo un nuovo mutuo, con relativi costi notarili.
Altrimenti si può passare a un’altra banca, che offre un tasso fisso più conveniente, e stipulare un nuovo mutuo.

Prima però occorre estinguere il mutuo precedente: se è stato stipulato prima del primo febbraio 2007 si deve pagare una penale, che può raggiungere al massimo lo 0,50% dell’importo residuo, mentre per l’estinzione dei mutui stipulati dopo il 2 febbraio 2007 non si paga alcuna penale.

Tutto quì? ...Per fortuna no! Esiste un'altra via...

La soluzione più conveniente, a giudizio degli esperti, è la SURROGA, ossia il trasferimento del vecchio mutuo a una nuova banca, con nuove condizioni e a costo zero!

Un’opportunità conveniente anche per chi ha già un mutuo a tasso fisso, stipulato però quando i tassi erano molto più elevati: quindi, se si è ancora nella prima metà dei pagamenti, può valere la pena di cambiarlo con un mutuo sempre a tasso fisso ma alle migliori condizioni attuali.

In origine la portabilità del mutuo, detta anche surroga, venne pensata per consentire alle famiglie indebitate con un mutuo a tasso variabile di cambiare mutuo passando magari ad un mutuo a tasso fisso.

Osservando l'evoluzione del settore mutui però, ci troviamo oggi davanti ad uno scenario in certi casi diversi: infatti sempre più spesso, soprattutto alla luce del recente decreto anticrisi del governo, sono le famiglie con un mutuo a tasso fisso a voler cambiare e cercare una via per risparmiare sulla rata mensile!

Molte di queste famiglie, che hanno sottoscritto un mutuo a tasso fisso negli anni passati, si trovano a dover pagare rate calcolate con un tasso del 6 o del 7%, quando oggi la media di mercato è molto inferiore, anche sotto il 5%.

A voler capire le motivazioni, basta osservare i tassi di riferimento per i mutui a tasso fisso, l'IRS (Tasso interbancario di riferimento utilizzato come parametro di indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso fisso) in questi giorni è ai livelli più bassi dal 2001. Ovviamente anche l'Euribor (indice di riferimento per i mutui a tasso variabile, è in discesa) e probabilmente nei prossimi mesi raggiungerà la soglia del 2,50%, in linea col tasso della BCE (Banca Centrale Europea).

Alla luce degli ultimi tagli dei tassi, da parte della Banca Centrale Europea, da gennaio 2009 i tassi di mercato saranno di gran lunga inferiori rispetto al tetto del 4% ipotizzato dal Governo nel decreto legge n.185 dello scorso 29 novembre, l'ormai famoso decreto anticrisi. In questa prospettiva l'unico reale beneficio per i mutuatari in crisi o in cerca di un mutuo migliore di quello sottoscritto sarebbe l'applicazione della surroga a costo zero, passando ad esempio al tasso fisso, oggi ai livelli più bassi dal 2001.

Per oggi basta... ma continueremo la prossima volta, con qualche (utile) suggerimento per la "battaglia" da affrontare quando andrete dal vostro "banchiere di fiducia"!

Bye!


Fil


venerdì 2 gennaio 2009

Corsa ai BOT... e i rendimenti crollano.



Fuga dal rischio, verso il porto sicuro dei titoli di Stato.

Considerati una specie in estinzione fino a non molto tempo fa, i Bot people stanno vivendo una seconda giovinezza: sono infatti sempre di più i risparmiatori che vanno alla riscoperta del vecchio Buono del Tesoro... anche a costo di accettare rendimenti magrissimi, ben al di sotto del tasso di inflazione.
L’ennesima conferma si è avuta con l’asta di fine anno dei Bot semestrali: richieste per 18 miliardi a fronte di un’offerta complessiva pari a 13 miliardi, per una remunerazione lorda inferiore al 2% (1,91%), la più bassa degli ultimi cinque anni.

…Quanto all’interesse netto, è appena dell’1,25%!

Si assottiglia anche l’interesse sui Ctz (Certificati del tesoro Zero Coupon… praticamente un Bot con scadenza più lunga) che si è attestato al 2,969% (-0,297%).

Il calo dei rendimenti comunque non sembra destinato a rientrare nel breve periodo. Anzi, per effetto della politica monetaria della Bce (che tuttavia potrebbe subire degli aggiustamenti nel corso dell’anno prossimo) e delle forti richieste che stanno interessando i titoli a breve, è molto probabile che nei primi mesi del 2009 si vedano sul mercato rendimenti ancora più bassi di quelli attuali.

L’esito dell’ultimo collocamento (pur non del tutto significativo perché storicamente monopolizzato in buona misura da banche e investitori istituzionali), segnala appunto una crescente avversione al rischio legata alle turbolenze dei mercati finanziari e in particolare delle Borse, che si apprestano ad archiviare un 2008 disastroso: Piazza Affari, per esempio, ha bruciato dall’inizio di gennaio 352 miliardi di euro, in pratica un miliardo di euro al giorno, dimezzando di fatto il proprio valore.

Questa avversione al rischio sembra tra l’altro estendersi anche alle obbligazioni societarie, nonostante siano più remunerative rispetto ai titoli di Stato. Allo stesso modo, la forte richiesta di Bot a sei mesi esprime anche la volontà di non tenere i risparmi «parcheggiati» sul conto corrente. Forse perché non si sono ancora del tutto dissolti i timori legati alla tenuta del nostro sistema del credito.
.
Tutte cattive notizie? Per fortuna no...
Per i possessori di mutui indicizzati: l’Euribor a tre mesi (riferimento che le banche utilizzano per fissare le proprie politiche sui prestiti ipotecari) è sceso ieri al 2,973%, portandosi ai nuovi minimi dalla metà di giugno del 2006.

Bye!

Fil