martedì 9 dicembre 2008

2009: fuga da Milano?




La crisi ha colpito globalmente tutte le istituzioni finanziarie e le conseguenze in termini occupazionali si sono fatte sentire per tutto l’anno in corso e molto probabilmente si faranno sentire anche per quello a venire.

A partire da settembre, settimana dopo settimana, la conta dei tagli ha subito una vertiginosa impennata, che con Citigroup ha aggiunto di un colpo ben 50.000 esuberi, portando a un totale di circa 90.000 le perdite di posti di lavoro su scala mondiale.

La tendenza non sembra arrestarsi con i più recenti annunci di Credit Suisse che taglierà circa il 3% del personale, ridimensionando soprattutto l’investment banking, dopo aver già tagliato 500 posti in ottobre. Misure simili ci sono state anche da parte di UBS e Commerzbank, mentre i tagli di varia entità arriveranno anche in HSBC e Deutsche Bank, che fin ora sembravano meno propense a tali mosse.

Nel tentativo di mantenere i bilanci in equilibrio per fronteggiare la crisi finanziaria, le banche stanno ricorrendo sempre più a riorganizzazioni generali delle loro strutture, che oltre a tagli del personale prevedono anche la chiusura di sedi e uffici dove è possibile.
Purtroppo, l’Italia sembra immancabilmente presente nella lista dei paesi in cui la chiusura è certa.
È un fenomeno cui assistiamo già da qualche mese, basti pensare a casi come quelli di Macquarie e di Kaupthing Bank, realtà estere che hanno completamente dismesso il business in Italia. Senza dimenticare la tedesca Bayerische Landesbank, che oltre a prevedere il taglio di 5.600 posti di lavoro, chiuderà proprio la filiale di Milano, mentre quelle di New York e Londra subiranno ridimensionamenti.

Diverse banche internazionali rivedranno la propria presenza in quei paesi in cui il business non è ancora riuscito a consolidarsi, a vantaggio di quelle realtà geografiche che possono garantire un maggiore contenimento del rischio ed abbassare la probabilità di default.
Quindi, se non siamo proprio a una fuga generalizzata da Milano, molto probabilmente il mercato italiano sarà in futuro curato direttamente dalle sedi centrali fuori Italia, con personale specailizzato e dedicato al nostro paese e dove forse ci saranno delle possibilità di inserimento per chi volesse ricollocare la propria esperienza del territorio nazionale all’estero. La mancanza però di sedi direttamente sul territorio potrebbe avere effetti sull’economia reale in senso generale e la preoccupazione crescente da parte delle aziende è che tutta la struttura del credito rimanga congelata e senza alternative.

Speriamo bene...

Bye!

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Fonte: FinancialCarreer

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