lunedì 31 dicembre 2007

Buone Feste da FilBlog!!!



Tanti cari Auguri a tutti, per un Felice 2008!!!


Filippo

domenica 30 dicembre 2007

Borsa, bilancio 2007: le banche frenano il listino


Una Borsa dominata dalle banche non poteva che rifletterne i tentennamenti.
Così dei grandi mercati azionari internazionali, Piazza Affari è stata l'unica, in compagnia del Kabutocho, ad archiviare il 2007 con un ribasso degli indici: -7% per Milano (S&P-Mib), -11% per Tokyo.

"Colpa" dei titoli finanziari che rappresentano quasi il 45% del listino (contro il 30% degli industriali e il 25% dei servizi), sebbene non sia certo nella Penisola l'epicentro della crisi dei subprime che a partire da agosto ha tagliato le gambe alla corsa delle quotazioni.

Da fine 2002 il saldo è ancora positivo del 67%, ma il 2007 ha interrotto la serie positiva che negli ultimi quattro anni aveva regalato performance a due cifre.

A soffrire sono state soprattutto le società di piccola-media capitalizzazione, anche quelle con ottimi fondamentali: il Midex, l'indice delle medio-grandi, risulta infatti arretrato di oltre il 14%; mentre lo Star (le Pmi con requisiti d'eccellenza) ha ceduto il 16%. Da una parte le small-mid cap hanno sofferto per lo spostamento degli investitori sui titoli più liquidi, dall'altra proprio le società di minori dimensioni offrivano le migliori occasioni di prese di profitto.

Tuttavia, nell'anno in cui Borsa italiana ha deciso la storica alleanza con Londra, gli indicatori di efficienza del mercato non hanno deluso. Dati meno appariscenti delle performance, ma non meno importanti per gli investitori. Come la turnover velocity (il rapporto tra controvalore degli scambi e capitalizzazione di Borsa), che misura la liquidità e l'efficienza del mercato, dove Piazza Affari ha saputo conquistare la leadership continentale.

La classifica

Dei 375 titoli azionari quotati a fine anno, 90 (il 24%) hanno evidenziato performance superiori al 2,5%, 210 (il 56%) negative per oltre il 2,5%. In assoluto, il rialzo più spettacolare è stato quello di Acotel (+341%), seguita da Basicnet (+120%) e Kerself (+111%). Maglia nera per Italease che ha lasciato sul campo il 74,4%, tallonata da Cell Therapeutics in ribasso del 74,3% e seguita da Pininfarina (-62,8%). Tra le blue chip dell'S&P-Mib, il podio spetta invece a Saipem (+38,5%), Aem (+23,2%) e Fiat (+21,3%). In coda, tra i titoli presenti nel paniere per l'intero anno, Fastweb (-42%), Seat (-40%) e Italcementi (-32%). Nell'anno 130 sedute si sono chiuse in rialzo, due invariate, 119 in ribasso. Il mese con la miglior performance è stato aprile (+4,5%), quello con la peggiore novembre (-5,3%).

La capitalizzazione

Borsa italiana resta al sesto posto per capitalizzazione delle società quotate con 731 miliardi di euro. In rapporto al Pil, a causa del calo delle quotazioni, il peso si è ridotto passando dal 52,8% dell'anno scorso al 47,8%. Tuttavia il listino si è allungato di 32 nuovi nomi (soprattutto PMI), raggiungendo con 344 società quotate il record storico per il mercato italiano.

Delle 32 Ipo, 30 hanno riguardato imprese di piccole e medie dimensioni. Le revoche sono state 14, in sei casi per la conclusione di offerte pubbliche d'acquisto.


Gli scambi

Record storico anche per gli scambi, sia in termini di contratti che di controvalore: il totale ha raggiunto 1.572 miliardi di euro (+39%, in crescita per il quinto anno consecutivo), con una media giornaliera di 6,26 miliardi. L'afterhours, con 47 milioni di euro trattati al giorno, ha pure raggiunto nuovi massimi. E forte crescita (+84%) ha registrato il segmento degli Etf, confermandosi al primo posto in Europa per scambi telematici.


I derivati

Nel corso dell'anno sull'Idem, il mercato dei derivati, sono stati scambiati 37,1 milioni di contratti standard, per un controvalore nozionale di 1.560 miliardi (+32%). La media giornaliera di contratti standard è passata da 124.434 a 147.730 unità (+18,7%), nuovo massimo storico.


Collocamenti e Opa

Nel 2007 le società hanno raccolto in Borsa – tramite collocamenti o offerte iniziali – 8,4 miliardi, di cui 4,4 miliardi relativi a Ipo (1,4 miliardi attraverso emissione di nuove azioni e 3 miliardi in vendita). Le Opa sono state in tutto 22, per un controvalore di 5,6 miliardi (7,1 nel 2006). L'offerta di maggiori dimensioni è stata quella di Swisscom su Fastweb (3 miliardi).

Confidiamo allora in un 2008 con un mercato sì efficiente... ma che permetta di ottenere performance che rispecchino le aspettative di noi azionisti!



Fonte: Sole24Ore

venerdì 28 dicembre 2007

Poste... e non più Poste.


Concede prestiti e mutui ma non è una banca. Stipula polizze vita e danni ma non è un’assicurazione. Non è un neppure un operatore tlc eppure consente di attivare linee telefoniche. Così come vende libri e cd ma non è una libreria.


Si potrebbe andare avanti ancora per molto perché a Poste Italiane si sono inventati veramente di tutto negli ultimi anni per aumentare i ricavi in vista della scadenza del 2011 quando il servizio postale sarà completamente liberalizzato e sul mercato italiano potranno entrare colossi del calibro della francese La Poste, dell’inglese Royal Mail e Deutsche Post.


Un appuntamento cruciale per la società ancora controllata al 100% dal Tesoro dopo i fallimenti dei progetti di privatizzazione. Il governo Prodi ha rimesso nel cassetto il dossier quotazione in Borsa proprio a causa della minaccia di un drastico calo del fatturato con l’arrivo dei nuovi concorrenti. Perché se è accertato che il tasso di redditività per il gruppo guidato da Massimo Sarmi, che si colloca intorno al 16%, è ai primi posti tra i grandi operatori postali d’Europa, è anche vero che i tempi di consegna della corrispondenza sono ancora sotto la media europea e sui ritardi sta addirittura indagando la Procura di Roma.


Al quartier generale di Poste Italiane l’allarme è massimo. Per questo motivo si sono dati un obiettivo ambizioso: le nuove attività, come a esempio il postino telematico, l’e-commerce e l’operatore mobile virtuale subiranno un forte slancio e nel 2010 contribuiranno per il 13% ai ricavi totali, a fronte del 9% di fine 2007.


Inoltre Poste Italiane conta sul fatto che è l’unico tra gli operatori europei a possedere e gestire direttamente il 100% della rete di sportelli. In Olanda e in Gran Bretagna, ad esempio, la stragrande maggioranza degli uffici viene gestita da terzi. Sembrerebbe poi definitivamente accantonato il progetto di chiudere gli sportelli postali ubicati nei comuni con meno di 500 nuclei famigliari. Nel periodo 2003-2006 gli uffici in Italia sono addirittura aumentati dello 0,8 per cento.


Un impulso ai ricavi di Poste Italiane arriverà sicuramente dal lancio della telefonia mobile.
Il gruppo è stato uno dei primi operatori mobili virtuali ad avviare il servizio grazie a un’intesa con Vodafone con l’obiettivo di conquistare 2 milioni di clienti e conseguire 500 milioni ricavi. Il servizio consente anche di fare operazioni sul conto Bancoposta e trasferire denaro.


Marciano già a gonfie vele la vendita di prodotti finanziari, mutui e assicurazioni grazie ad accordi con le banche mentre la sfida per il futuro per Poste Italiane è quella di diventare un istituto di credito a tutti gli effetti. Abi consentendo. Sarmi punta a raggiungere l’obiettivo in tempi brevi ma finora la ricca lobby dei banchieri si è mossa bene per frenare un concorrente così radicato su tutto il territorio.


La sfida continuerà nei prossimi mesi...

giovedì 27 dicembre 2007

Euribor "caldo" fino a giugno


Dodici mesi fa erano sicuramente molti gli analisti a indicare un costo del denaro al 4% nell'Eurozona a fine 2007. Non tutti però si aspettavano che a una prima parte dell'anno caratterizzata da due ritocchi dello 0,25% sarebbero poi seguiti sei mesi con la Banca centrale europea (Bce) immobile e probabilmente nessuno pensava a una crisi simile sui mercati monetari, con i tassi interbancari Euribor ben al di sopra del saggio fissato a Francoforte.

Trichet naviga a vista. L'impressione generale è che la Bce si guarderà attorno a lungo prima di toccare i tassi: Trichet dovrà fronteggiare due forze contrapposte: da un lato un'inflazione che rimarrà ben al di sopra del 2%, dall'altro una crescita che va raffreddandosi e si posizionerà sotto il potenziale.

Quando si tenta di disegnare la strada che prenderanno i banchieri di Francoforte, le opinioni divergono: una parte significativa, comunque, ritiene possibile una riduzione dei tassi (il 17% di 25 punti base, il 22% di 50 punti e il 5% addirittura oltre).

Quando si parla di Euribor, le previsioni si fanno più articolate: la sensazione è che si vada verso una normalizzazione dei tassi interbancari, ma che il cammino sia lungo e non privo di insidie. Così, per il 25% degli intervistati, l'Euribor 3 mesi resterà oltre il 4,5% anche nei primi sei mesi del 2008, nonostante i ripetuti interventi della Bce per calmare le acque sui mercati monetari. (sull'efficacia di queste operazioni, peraltro, gli esperti si dividono).

Dunque, i risparmiatori dovranno stringere la cinghia almeno fino a giugno, ma per fine 2008 il 21% degli operatori vede l'Euribor 3 mesi addirittura sotto il 4 %.
Se così fosse, per chi ha un mutuo a tasso variabile il peggio potrebbe essere alle spalle...


Fonte: Radio24

giovedì 20 dicembre 2007

Natale a credito: indebitarsi per comprare i regali.


Far debiti per il regalo I prezzi salgono, le tredicesime scendono ma le famiglie italiane non rinunciano a fare i regali di Natale e per metterli sotto l'albero sono pronte a indebitarsi.
Secondo l'associazione dei consumatori Telefono Blu, che ha analizzato il trend delle spese in 12 grandi città nei primi 2 week end di dicembre, rispetto agli ultimi tre anni il credito al consumo nel periodo prenatalizio è aumentato del 17%, i prestiti 'diretti' del 28% e il ricorso alla cessione del quinto del 33% . Cresce ancora, del 21%, l'uso delle carte di credito e delle revolving, strumenti anche questi che permettono di dilazionare nel tempo i pagamenti.
Le rate consentono cosi' di aumentare le spese medie del periodo natalizio ma l'effetto finale è sempre lo stesso: spendere meno al momento dell'acquisto e indebitarsi sempre di più nel resto dell'anno.
Il ritmo delle erogazioni, nonostante le recenti turbolenze finanziarie, rimane dunque elevato, anzi, secondo alcuni osservatori è addirittura in accelerazione, ulteriore testimonianza della difficoltà delle famiglie a far fronte agli impegni finanziari personali.
E, come se non bastasse, ad alimentare il fenomeno contribuiscono in maniera rilevante gli stessi negozianti che, grazie al credito al consumo, possono incassare subito tutto il prezzo dei beni venduti. Basta entrare in un negozio o in un centro commerciale in questi giorni per rendersene conto: ormai si è abbagliati, oltre che dalle insegne natalizie e dai prodotti, dall'esposizione di cartelli che reclamizzano la vendita di tv, pc o stereo attraverso formule di finanziamento in apparenza molto convenienti, come ad esempio quelle con un tasso di interesse sul rimborso delle rate pari a zero. Ma in queste promozioni di magico c'è davvero ben poco. Dietro al tanto pubblicizzato tasso zero, che in realtà corrisponde al t.a.n. (il tasso annuo nominale), un tasso di interesse che non viene caricato sul cliente ma del quale si incaricano direttamente rivenditore o finanziaria, c'è infatti il cosiddetto T.a.e.g.: il tasso annuo effettivo globale, attravero il quale l'acquirente restituirà al finanziatore oltre al capitale prestato anche tutte le spese connesse ad una pratica di finanziamento come, ad esempio, le spese di istruttoria e quelle per la gestione della pratica.
E questo non è mai pari a zero...


Fonte: radio24

martedì 18 dicembre 2007

Internazionalizzazione


Un anno così le imprese italiane non lo vivevano da tempo.

L’immagine che ci rimarrà impressa sarà quella dell’Alitalia che agonizza, con un numero inquietante di medici al suo capezzale, ma anche se è l’immagine più vivida, non è però la più vera.
Perché?
Perchè questo che va a finire è stato l’anno del risveglio e della internazionalizzazione.
Per un’Alitalia in coma c’è un Enel che comprando Endesa fa un salto dimensionale che nessun altro in Europa è riuscito a fare, c’è un Eni che nei dodici mesi riesce a comprare nuovi asset più di qualunque dei suoi competitor internazionali, c’è Mediaset che investe 2,6 miliardi di dollari per comprare Endemol. Luxottica ne spende 2,1 per la Oakley. Tenaris per un miliardo e quattro acquista Hydril e Rcs impiega oltre un miliardo per Recoletos.
E ce ne sono altre decine che con investimenti ciascuno nell’ordine delle centinaia di milioni di euro hanno fatto fare un salto di livello all’internazionalizzazione dell’impresa italiana.

Nei primi undici mesi dell’anno, secondo le stime di Kpmg Corporate Finance, le acquisizioni all’estero di imprese italiane sono state 108 per un ammontare complessivo di 57 miliardi euro. Erano stati 15 miliardi di euro nel 2006, 29 nel 2005 (grazie all’effetto UnicreditoHvb), solo 4 nel 2004.
E’ il risveglio, dopo anni di lavoro interno e silenzioso, di un pezzo di paese che forse da solo non basta a trainarci tutti e 56 milioni quanti siamo fuori dal guado, ma che sta facendo in pieno la sua parte. Sergio Mariotti, che insegna al Politecnico di Milano e insieme a Marco Mutinelli (e in collaborazione con l’Ice) ha creato la banca dati Reprint e l’osservatorio ‘Italia Multinazionale’, evidenzia il ritorno sulla scena internazionale delle grandi imprese, che negli anni scorsi avevano abbandonato il campo, e la riscoperta degli Stati Uniti dal cui mercato le aziende italiane si erano ritirate negli anni passati e ora grazie anche all’euro forte stanno tornando, e, significativamente, con l’acquisto non solo di reti di vendita ma anche di impianti produttivi. Di grandi imprese, si sa, l’Italia è povera, e tolte banche e assicurazioni, rimangono le private Telecom e Fiat, alle quali va aggiunta Tenaris visti i suoi oltre 18 miliardi di euro di capitalizzazione, e Eni ed Enel delle quali lo Stato è azionista di controllo. Ha fatto la sua parte anche il governo istituzione, con il presidente del consiglio e alcuni ministri che si sono spesi molto in giro per il mondo per appoggiare le strategie delle imprese italiane, a partecipazione pubblica e non. In realtà hanno semplicemente fatto quello che da sempre fanno i governi francese, inglese, tedesco, e che invece negli anni passati in Italia non faceva nessuno.

La lista dei "vincitori" è lunga, e scorrerla dà una certa soddisfazione.

E’ l’altra Italia, quella che non ha paura del futuro...

mercoledì 12 dicembre 2007

La busta paga...

Parliamo di busta paga con una piccola premessa: i soldi che prendiamo al mese non sono più la giusta remunerazione del nostro lavoro in azienda, non sono più una ragionevole funzione/rapporto con il fatturato ed il profitto aziendale e sono sempre più un opportunistica offerta di denaro per servizi spesso garantiti da contratti o aziende precarie.

Il lavoro è sempre più costo ed è assimilato ad un macchinario, ad un server o un computer. La forza lavoro non rappresenta più un fattore chiave della qualità di prodotti e servizi offerti dall'azienda ma è un vantaggio/svantaggio competitivo in base al suo costo.

E' talmente forte il divario fra busta paga media e fatturati/profitti delle aziende che non ha senso parlare di produttività quando il discrimine è fra delocalizzare per sfruttare la manodopera a basso costo o precarizzare i rapporti di lavoro garantendo nel migliore dei casi retribuzione su 180 giorni annui con evidenti risparmi a cui si aggiungono le ferie e la malattia non pagate.

La legge finanziaria 2007 ha di fatto ribaltato la riforma avviata dal precedente governo, tornando al sistema delle detrazioni di imposta ed ha provveduto a sostituire le deduzioni di lavoro dipendente, pensione, lavoro autonomo e altri redditi con un sistema di detrazioni per carichi di famiglia e di detrazioni per alcune categorie di redditi.

Dallo stipendio mensile si trattengono i contributi previdenziali a carico del lavoratore (vedi pagina precedente della guida) per determinare così il reddito imponibile su cui calcolare l’Irpef secondo le seguenti aliquote in vigore dal 1° gennaio 2007:

  • per redditi fino a 15.000 euro, il 23 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 15.000 euro e fino a 28.000 euro, il 27 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 28.000 euro e fino a 55.000 euro, il 38 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 55.000 euro e fino a 75.000 euro, il 41 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 75.000 euro, il 43 per cento.


Che rapportati a valore mensile:

  • per redditi fino a 1.250,00 euro, il 23 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 1.250,00 euro;
  • per fino a 2.333,33 euro, il 27 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 2.333,33 euro e fino a 4.583,33 euro, il 38 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 4.583,33 euro e fino a 6.250,00 euro, il 41 per cento;
  • per la parte di reddito superiore a 6.250,00 euro, il 43 per cento.


A questo punto si è determinata l’imposta lorda dovuta.

A) Detrazioni per lavoro dipendente

Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di lavoro dipendente con esclusione di quelli di pensione spetta una detrazione dall’imposta lorda, rapportata al periodo di lavoro nell’anno, scaglionata in relazione all’ammontare del reddito:

Reddito complessivo

Detrazione

fino a 8.000 euro

1.840 euro

da 8.001 a 15.000

1.338 + (502 x [(15.000 – reddito complessivo): 7.000])

da 15.000 a 55.000

1.338 x [(55.000 – reddito complessivo) : 40.000]

oltre 55.000

0

* per i rapporti di lavoro a tempo determinato la detrazione spettante non può essere inferiore a 1.380 euro

La detrazione di 1.840 euro comporta di fatto la non tassazione dei redditi fino a 8.000 euro annui.

Le detrazioni sopra indicate per i redditi superiori a 15.000 euro ma inferiori a 55.000, sono elevate in rapporto al reddito complessivo:

Reddito complessivo

Incremento detrazione

da 23.001 a 24.000 euro

euro 10

da 24.000 a 25.000 euro

euro 20

da 25.000 a 26.000 euro

euro 30

da 26.000 a 27.700 euro

euro 40

da 27.700 a 28.000 euro

euro 25


B) Detrazioni d’imposta per il coniuge e gli altri familiari fiscalmente a carico
(ossia che possiedano un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili e comprensivi della rendita dell’abitazione principale).
Le detrazioni per carichi di famiglia sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate sino a quello in cui sono cessate le condizioni richieste:

Coniuge
Per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato competono, in relazione al reddito complessivo, gli importi che vengono indicati nello schema successivo:

Reddito complessivo

Detrazione

Note

Fino a 15.000 euro

800 euro meno [ 110 x (reddito complessivo : 15.000)]

se il rapporto è = 1 detrazione compete per 690 €.
se il rapporto è = 0 la detrazione non compete

Da 15.000 euro a 40.000 euro

690 euro

Da 40.001 euro a 80.000 euro

690 euro x [(80.000 – reddito complessivo) : 40.000]

se il rapporto è = 0 la detrazione non compete


Le detrazioni sopra indicate sono elevate in rapporto al reddito complessivo:

Reddito complessivo

Incremento detrazione

da 29.000 a 29.200 euro

euro 10

da 29.200 a 34.700 euro

euro 20

da 34.700 a 35.000 euro

euro 30

da 35.000 a 35.100 euro

euro 20

da 35.100 a 35.200 euro

euro 10


Per ciascun figlio a carico, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati, sono previste detrazioni teoriche che cambiano in relazione all’età, al numero ed al disagio e sono soggette anch’esse all’applicazione di una formula legata al reddito complessivo del dipendente.
La detrazione per figli è ripartita nella misura del 50% tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato e non può essere liberamente ripartita come avveniva nel passato.

IMPORTO TEORICO DELLE DETRAZIONI PER FIGLI:

  • 800 euro; base per ogni figlio
  • 100 euro; aumento per ogni figlio di età inferiore ai tre anni
  • 220 euro; aumento per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell’art. 3, legge 104/1992
200 euro; aumento per ogni figlio dei contribuenti con più di tre figli a carico a partire dal primo


Se andate in crisi in mezzo alla miriade di numeri, termini e dati, non preoccupatevi...

Nel web c'è un interessante servizio interattivo per scoprire se, con l'introduzione della nuova Legge finanziaria, ci saranno dei cambiamenti nella busta paga.

Cliccando qui, infatti, potete scoprire - per ogni casella segnalata in blu, il significato del dato informativo.


A presto!


venerdì 7 dicembre 2007

L'Unione Europea: la nuova Cassa del Mezzogiorno...

Riprendo in parte un articolo apparso sul blog di Beppe Grillo... l'ennesima dimostrazione che quì, invece di andare avanti, torniamo indietro...

L’Italia versa alla UE circa 12/13 miliardi di euro ogni anno. I miliardi finiscono in un fondo comune che viene ripartito a favore delle aree in via di sviluppo. A noi tornano indietro circa 8/9 miliardi.

Dove vanno?

Quasi tutti a tre regioni: Campania, Calabria, Sicilia. I fondi europei, che sono soldi pagati con le nostre tasse, fanno quindi il viaggio Roma-Bruxelles-Napoli (o Palermo o Catanzaro). Un viaggio di sola andata senza responsabilità politiche di un singolo ministro della Repubblica.

Le regioni del Sud, grazie alla politica comunitaria e alle decine di miliardi di euro ricevuti nel tempo, si sono sviluppate. La criminalità organizzata e le lobby politiche si sono evolute in società multinazionali integrate.

E i 4/5 miliardi di euro di differenza non utilizzati per l’Italia?

Vanno alle nazioni “povere”, di solito i nuovi ingressi nella UE. Come ad esempio la Romania che nel 2007/2013 riceverà 28/30 miliardi di euro per il suo sviluppo.

E chi contribuisce al suo sviluppo?
I baldi imprenditori italiani!

L’Italia ha 22.000 imprese in Romania, è il primo partner commerciale. Un’impresa italiana che si stabilisce in Romania ha degli indubbi vantaggi: basso costo del lavoro, tassazione favorevole e accesso ai finanziamenti europei. Poi, magari, il prodotto lo rivende come “Made in Italy” guadagnando più di prima.

Quindi, ricapitolando...

Chi rimane in Italia è tartassato, paga le tasse in anticipo e non ha finanziamenti dallo Stato.
E allora che fa? Va all’estero, con i soldi degli italiani... quelli che sono avanzati dall’elemosina al nostro Sud da parte della nuova Cassa del Mezzogiorno che oggi si chiama UE.

E’ un mondo alla rovescia...


Fonte: www.beppegrillo.it

sabato 1 dicembre 2007

Allarme per i tassi variabili: in un solo giorno l'Euribor da 4,1 a 4,8%!

In un solo giorno l'Euribor a un mese è salito di 64 punti base, da 4,169% di ieri a 4,809% di oggi, il valore più elevato dal maggio 2001. Un rialzo che ha colto di sorpresa molti, che negli ultimi giorni proponevano ancora mutui e prestiti a tasso variabile, alcuni, come Ing direct, puntando proprio sull'Euribor a un mese, che è il valore più basso di riferimento. La scadenza a 2 mesi è stata fissata a 4,781% da 4,739% e l'Euribor a tre mesi a 4,776% da 4,743%. Era sceso a 4,60% un mese fa.

Il motivo di questa improvvisa impennata, dicono gli esperti, è da ritrovare nelle aspettative piuttosto fosche dell'economia europea nel prossimo anno: il valore dell'Euribor a un mese, infatti, è determinato dalla Federazione bancaria europea che raccoglie le indicazioni di un panel di banche europee ed inglesi circa le loro quotazioni nella mattinata sulle singole scandenze. Significa che a gennaio 2008 queste banche e tutti gli indicatori europei, prevedono ancora problemi di liquidità.

Salito anche il tasso interbancario a due mesi.

Da quando, nel settembre scorso, la Bce aveva deciso di non aumentare i tassi, fissando il tasso interbancario al 4%, l'Euribor a tre mesi, che è il più utilizzato per calcolare i mutui e i prestiti variabili, era salito da 4,3 a 4.6 e poi a 4.8 in ottobre, per poi ridiscendere al 4,60% a novembre.

Oggi la doccia fredda. Tassi caldissimi, che hanno fatto lanciare l'allarme da tutti i paesi europei: la BCE non pensi di fare salire ancora il tasso di riferimento, ma anzi faccia un passo indietro. Questa la richiesta da Francia, Spagna e anche dalla Germania, dove l'indice Zew (www.zew.de) ha segnalato una crisi economica prevista nel 2008 sia in Europa che nell'est europeo (mentre l'anno scorso aveva segnalato esattamente il contrario!)

Quindio, per chi ha un mutuo a tasso variabile... momenti difficili a fine anno!

Per chi sta sottoscrivendo un mutuo, forse è ancora una volta preferibile valutare l'idea di un tasso fisso: l'indice Irs, infatti, per la prima volta è più basso dell'Euribor...