martedì 25 novembre 2008

Il piano di Obama


Senza dubbio il piano economico del neoletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama segna un cambiamento profondo nell’approccio alla crisi dei subprime.

Finora gli interventi dall’Amministrazione Bush e del titolare del Tesoro Usa Henry Paulson hanno, infatti, puntato sul salvataggio diretto del sistema finanziario, mentre Barack Obama ha incentrato la propria campagna elettorale e il proprio programma sull’economia reale e sul consumatore statunitense.

Sicuramente le due fasi sono complementari e probabilmente ugualmente necessarie, tuttavia un deciso cambio di prospettiva fra le proposte repubblicane e quelle democratiche è innegabile... e segna, in pratica, la fine dell’era economica di Bush.
Con una inversione di marcia netta il ministro dell’Economia a stelle e strisce dichiara che il piano da 700 miliardi di dollari non includerà più l’acquisto di "asset tossici", ossia di quei titoli in varia maniera collegati ai mutui subprime che Washington aveva prima deciso in qualche maniera di "coprire" o comprare direttamente.
Se, infatti, l’ammontare del piano Paulson rimane invariato, le destinazioni dei fondi previste sono invece cambiate profondamente. L’attenzione dello Stato si sposta dai giganti di Wall Street all’economia reale, ai consumatori, ai mutuatari in difficoltà, alle famiglie americane, ai ceti medio bassi e a quegli stessi mutuatati ad alto rischio – il popolo dei suprimer – che sono all’origine della crisi.

Ma qual è esattamente la ricetta economica di Barack Obama?

Per quanto riguarda lo stremato mercato dei mutui americani il piano democratico prevede di scongiurare il pericolo di 2 milioni di pignoramenti ai danni di famiglie e lavoratori in difficoltà che rischiano comunque di non salvare i bilanci delle banche che hanno erogato i mutui in questione. Per affrontare questo problema le misure in cantiere sono molteplici. È previsto un fondo da 10 miliardi di dollari che vada in sostegno di questi "risparmiatori a rischio", vengono annunciati degli incentivi fiscali che favoriscano maggiormente i ceti medio-bassi, sono progettati dei cambiamenti al Chapter 13 della legge sulla bancarotta che al momento sembra orientato più in favore delle società che erogano i mutui che dei mutuatari. Sono infine previste anche delle nuove norme che rendano più chiari, trasparenti e confrontabili i vari mutui presenti sul mercato per evitare che si verificano delle nuove frodi ai danni dei consumatori.
Gli interventi promessi da Obama si allargano, però, a scenari ancora più ampi e agli stessi redditi dei ceti a rischio. Se si considera che circa il 70% del Pil americano deriva dai consumi delle famiglie che mostrano una flessione senza precedenti e che minacciano nuovi disastri nell’ambito delle carte di credito, si comprende subito che questa nuova attenzione al popolo americano è in qualche maniera necessaria.
Obama promette una politica fiscale più "equa" e crediti d’imposta da 500 dollari a lavoratore e da 1000 dollari a famiglia.
L’attenzione si sposta sul lavoro e il progetto "Making Work Pay" promette la cancellazione totale delle tasse per circa 10 milioni di lavoratori degli Stati Uniti, nuovi incentivi al credito al consumo, specialmente se finalizzato all’istruzione e sostegno alle famiglie, alla maternità, ai pensionati con introiti inferiori ai 50 mila dollari annui.

Il piano dell’ex senatore dell’Illinois non si ferma, però, sulla gente, ma ambisce a rilanciare l’economia tramite il duplice mezzo di un sostegno diretto alle imprese e il lancio di un nuovo piano di infrastrutture pubbliche negli Stati Uniti.
In particolare Obama prevede di investire circa 150 miliardi di dollari in un piano ultradecennale a sostegno dell’industria statunitense puntando sull’ambiente, sulle energie rinnovabili e sulla creazione di nuovi posti di lavoro.
Fin qui giungono le promesse economiche del nuovo presidente degli Stati Uniti che ha fatto della guerra alla crisi il cardine delle sue strategie. Quanto un’economia in ginocchio e un debito pubblico Usa portato dal piano Paulson oltre il 70% del Pil statunitense a una cifra con 15 zeri consentiranno di realizzare... è davvero un’incognita!

Obama si è circondato di esperti di economia fra cui membri della Sec (la Consob Usa), ex presidenti della Banca centrale americana, ex ministri dell’era Clinton e manager di prima linea (come l’amministratore delegato di Google Eric Schmidt e il presidente di Time Warner Richard Parson).
Tutti pronti a partire... Obiettivo: il salvataggio dell’economia a stelle e strisce!
Bye!
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