mercoledì 6 giugno 2007

Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’Economia.

"...dall’Italia giungono notizie allarmanti: la legge sul primo
impiego viene ritirata in Francia dopo poche settimane di
mobilitazione studentesca e da voi la legge 30 resiste senza
opponenti dopo anni...

...Nessuna opportunità è più importante dell’opportunità di avere un lavoro.

Politiche volte all’aumento della flessibilità del lavoro, un tema che
ha dominato il dibattito economico negli ultimi anni, hanno
spesso portato a livelli salariali più bassi e ad una minore
sicurezza dell’impiego. Tuttavia, esse non hanno mantenuto
la promessa di garantire una crescita più alta e più bassi tassi
di disoccupazione
. Infatti, tali politiche hanno spesso
conseguenze perverse sulla performance dell’economia, ad
esempio una minor domanda di beni, sia a causa di più bassi
livelli di reddito e maggiore incertezza, sia a causa di un
aumento dell’indebitamento delle famiglie. Una più bassa
domanda aggregata a sua volta si tramuta in più bassi livelli
occupazionali.

Qualsiasi programma mirante alla crescita con giustizia
sociale deve iniziare con un impegno mirante al pieno
impiego delle risorse esistenti, e in particolare della risorsa
più importante dell’Italia: la sua gente.

L’Italia necessita di migliori politiche volte a sostenere la domanda aggregata...
ma ha anche bisogno di politiche strutturali che vadano oltre
e non facciano esclusivo affidamento sulla flessibilità del
lavoro
....

...Condivido l’idea per cui le rigidità che ostacolano la crescita di un’economia
debbano essere ridotte. Tuttavia ritengo anche che ogni riforma che
comporti un aumento dell’insicurezza dei lavoratori debba
essere accompagnata da un aumento delle misure di
protezione sociale
. Senza queste la flessibilità si traduce
in precarietà.


La legislazione non può prevedere che la flessibilità del lavoro
si accompagni a salari più bassi; paradossalmente, maggiore
la probabilità di essere licenziati, minori i salari, quando
dovrebbe essere l’opposto.


Perfino l’economia liberista insegna che se proprio volete comprare un
bond ad alto rischio (tipo quelli argentini o Parmalat, ad alto rischio di
trasformazione in carta straccia), vi devono pagare interessi molto alti.

I salari pagati ai lavoratori flessibili devono esser
più alti e non più bassi, proprio perché più alta è la loro
probabilità di licenziamento.


In Italia un precario ha una probabilità di esser licenziato
nove volte maggiore di un lavoratore regolare, una probabilità
di trovare un nuovo impiego, dopo la fine del contratto,
cinque volte minore e fino al 40% dei lavoratori precari è
laureato
. Ma se li mettete a servire patatine fritte o nei
call-center, perché spendere tanto per istruirli?"

...Che dire: meglio di così, la situazione italiana, non può essere descritta!

Posso solo aggiungere che, in effetti, qualche anno fa... ho vissuto in prima persona la "corsa italiana" ad un posto in Europa... era fondamentale entrare per primi... era essenziale non mancare l'appuntamento... era indispensabile l'unione monetaria per agevolare gli scambi nell'area Euro, e conseguentemente la competitività/crescita delle imprese italiane (con sicuri "effetti benefici" sulla qualità della vita)... era sbandierata ai quattro venti la necessità di una forza lavoro professionalmente molto preparata e disposta a sopportale la crescente mobilità indispensabile in un contesto di globalizzazione...

Ora che tutti i traguardi fondamentali (o pseudo tali) sono stati raggiunti... alzi la mano (o meglio, scriva un post) chi non ha quella spiacevole sensazione di... essere stato preso per i fondelli!

1 commento:

  1. E' vero, in Italia sembriamo rassegnati a quanto "imposto dall'alto". Le leggi vanno rispettate, ma un minimo di spirito critico dovrebbe esserci, certo,parlo di una critica costruttiva...
    Poi, pensandoci bene, non dovrebbe essere difficile mettere in discussione le scelte dei nostri politici...basta guardarli o sentirli parlare per capire che sono tutt'altro che infallibili!!!

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