martedì 26 giugno 2007

Borse mondiali: una tranquilla ottava di paura...

Quella appena passata è stata una settimana borsistica particolare: in Europa l'indice tedesco sulla fiducia delle imprese cala e gli investitori si spaventano... anche gli Usa, alle prese con i subprime, sudano freddo... in Asia, intanto, si teme che la Banca centrale cinese possa diventare un esempio per le altre.

I temi che hanno tenuto banco sui mercati internazionali nell’ottava sono stati grosso modo gli stessi della settimana precedente: la situazione macroeconomica dei Paesi più grandi, le attese per le scelte di politica monetaria e l’andamento delle obbligazioni (soprattutto quelle a stelle e strisce).

Tutto questo, spiegano gli analisti, non è un bel segnale: significa che la maggior parte degli operatori non ha idee di investimento o preferisce non correre rischi!
C’è da aggiungere, sottolineano però gli esperti, che questo storicamente è un periodo in cui gli investitori fanno cassa in preparazione di nuove strategie.

Europa.
L’indice Msci del Vecchio continente ha chiuso la settimana in sostanziale pareggio a causa dei segni negativi registrati sul finire dell’ottava. A pesare sull’andamento delle Borse europee è stato l’ultimo dato dell’Indice Ifo tedesco che misura la fiducia delle imprese. L’indicatore tedesco a maggio è passato a 107 contro il 108,6 segnato ad aprile e il 108,4 atteso dagli economisti. Il risultato ha spaventato gli investitori che studiano sempre con molta attenzione quello che succede nella prima economia di Eurolandia.
Il dato in discesa, spiegano dalle sale operative, è una delusione soprattutto per tutti coloro – e sono molti – secondo cui il Vecchio continente è destinato a soppiantare gli Stati Uniti come locomotiva dell’economia mondiale. A soffrire sono stati soprattutto i titoli delle società finanziarie, sempre molto sensibili ai segnali di andamento dell’economia, già provate dalla nuova crisi dei subprime che sta emergendo negli Stati Uniti.

Usa.
Non hanno avuto tempo di annoiarsi questa settimana gli operatori che lavorano sui listini americani. Chi stava tirando un sospiro di sollievo pensando di aver superato indenne la crisi dei mutui per le persone meno abbienti (i cosiddetti subprime) che due mesi fa stava mandando a gambe all’aria il sistema finanziario americano ha ricominciato a sudare freddo. A farli tremare questa volta è stata la banca Bear Stearns che ha dovuto chiudere due fondi eccessivamente esposti proprio nel comparto dei subprime. Se un istituto così forte nei mutui ha dovuto ricorrere a misure drastiche, spiegano gli operatori, è probabile che altri siano nelle stesse condizioni. La paura è che il comparto bancario e quello assicurativo debbano procedere a svalutazioni che avrebbero impatti imprevedibili sui bilanci.
Gli effetti di questa situazione si sono fatti sentire sul mercato dei Treasury: la differenza di rendimento fra i bond a 10 anni e quelli a due anni si è allargata di 23 punti base a vantaggio delle obbligazioni a lungo termine (un livello che non si vedeva da ottobre del 2005). Gli investitori che sono scappati da Bearn Stearn e, in generale, dal comparto finanziario, hanno comprato a piene mani bond a breve per cercare di avere in mano asset liquidi. I prezzi del due anni ha avuto di conseguenza un rialzo settimanale che non vedeva da aprile.
...Ma non è detto, spiegano gli analisti, che sia la strategia migliore. Se le banche inizieranno a mettere sul mercato le obbligazioni che hanno in portafoglio cercando di fare cassa nel tentativo di reagire alla crisi, per il settore obbligazionario potrebbero avvicinarsi tempi duri.

Asia.
Dopo quattro giorni di rialzi i mercati asiatici sono scivolati. L’indice Msci della regione, tuttavia, a fine ottava ha registrato una crescita vicina al 2% (in euro). Sui listini asiatici sembra arrivata all’improvviso la paura di una stretta da parte delle banche centrali sulla scia di quella che potrebbe attuare la Cina nei prossimi giorni per tirare il morso a una crescita economica galoppante e, di conseguenza, tenere a bada l’inflazione.
L’effetto, come al solito in questi casi, si è fatto sentire sui titoli finanziari e immobiliari. Dagli uffici studi delle banche internazionali, intanto, analisti ed economisti cercano di rassicurare gli investitori. L’economia della regione, spiegano, è solida e ha tutti i numeri per continuare a crescere.
Anche dal punto di vista finanziario la situazione è sostenibile tanto che, anche in caso di rallentamento dell’economia mondiale (e in particolar modo americana da cui dipende la maggior parte dell’export della regione), l’Asia avrebbe le spalle la forza per resistere al colpo.

Ebbene si, la paura è arrivata sulle principali Borse mondiali... e mentre alcuni listini si sono fatti prendere subito dal panico, altri hanno iniziato a tremare solo a ridosso del week end...

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