lunedì 12 gennaio 2009

Il mercato del lavoro in tempo di crisi: precariato in aumento per gli under 35.




IL mercato del lavoro in tempo di crisi...

Pronti? Via! (...tenetevi forte!)

Stando alle rilevazione dei sindacati, la cassa integrazione sarebbe cresciuta del 25% la scorsa estate: i posti di lavoro a rischio, nei prossimi due anni, sono 900 mila solo nell'industria.

Compresi commercio e servizi, potrebbero arrivare a un milione e mezzo!

I dati hanno un peso specifico non indifferente se rapportati ai 17 milioni di lavoratori dipendenti. A soffrire maggiormente le ripercussioni della crisi economica però saranno le categorie di lavoratori a tempo determinato come apprendisti, collaboratori, somministrati, interinali: si tratta di un vero e proprio esercito di tre milioni di precari.

Eh si, non sono belle notizie!

Per chi vuole capire però il problema, e reagire nel modo più opportuno (chiudete le finestre se siete ai piani alti...) ecco alcuni "noiosissimi" numeri (un pò meno noiosi per i diretti interessati)

Precariato in cifre:

I numeri non sono facili da mettere insieme.

Nel caso degli interinali (oggi si chiamano somministrati), Ebitemp, l'ente bilaterale per il lavoro temporaneo, calcola che il personale gestito dalle agenzie del lavoro in affitto sia in netto calo (del 7,6% nella seconda parte del 2008) ma soprattattutto sono scese di oltre il 21% le richieste di personale.

Ok, l'avevamo detto di essere in crisi... il vero problema è che si stima che solo metà degli interinali abbia qualche forma di "protezione", quando resta senza lavoro... questa percentuale scende sotto il 40% per il milione e mezzo di lavoratori a tempo determinato!

Quindi... oltre 600 mila dipendenti a contratto rischia di restare in mezzo alla strada!

Lo stesso vale per mezzo milione di cococò.

In totale, si tratterebbe di un milione di persone, su cui l’onda d’urto della crisi rischia di schiantarsi.

Per molti lavoratori precari dicembre ha rappresentato un vero e proprio spauracchio (considerato che a fine anno, per motivi burocratici, viene a scadenza il 40% in più dei contratti, rispetto agli altri mesi). Si attendono i dati ufficiali, ma secondo alcune stime il 31 dicembre, oltre 300 mila precari, sui 3 milioni totali, si sono trovati di fronte al rinnovo contrattuale:

193 mila tempi determinati,
10 mila apprendisti,
16 mila interinali,
64 mila cococò.

In tempi normali, l'84% degli interinali e il 50% dei collaboratori coordinati ottiene automaticamente il rinnovo. Di questi tempi, però, un interinale potrebbe aspettare fino a 9 mesi per trovare un nuovo posto, mentre un cococò anche 19 mesi...!

La crisi è giovane, nel senso che colpirà duramente le giovani generazioni: iterinali sui trent’anni o poco più con un affitto da pagare e scarse prospettive di crescita professionale potrebbero essere dunque le prime vittime di una crisi intersettoriale.

Secondo i dati Istat i lavoratori dipendenti a carattere temporaneo sono cresciuti, negli ultimi quattro anni, da 1 milione 900 mila a quasi due milioni e mezzo: oltre la metà di questo aumento è dovuto agli under 35.

Poi c'è poco meno di mezzo milione di cococò, formalmente lavoratori indipendenti, ma, lo dice anche l'Istat, in concreto dipendenti a tutti gli effetti.

Tre milioni di precari: sei su dieci hanno meno di 35 anni!

Beh, le notizie non sono proprio incoraggianti... ma, a mio parere, non catastrofiche.

Perchè?

Probabilmente il fatto che 6 precari su 10 sia under 35 è il primo segnale "interpretabile" in modo positivo: è più facile per un giovene cambiare stile di vita ed "adeguarsi" alla nuova flessibilita del mercato del lavoro... perlomeno rispetto alle generazioni meno giovani.

Stare fermi a lamentarsi serve a poco... è finita l'era del lavoro fisso, sicuro, per tutta la vita... Guardarsi intorno, uscire dalla vecchia logica e cercare opportunità è -a mio avviso - la ricetta
migliore...
In crisi ci siamo, e prima reagiamo, prima finirà!

Ma gli aspetti da affrontare sono moltissimi.... aspetto vostri commenti!

Bye!


Fil



PS: se vi è piaciuto il post inviatelo a persone interessate (letterina in basso) e... perchè no, iscrivetevi alla mailing list inviando una mail vuota (o con un vostro commento) a cossettifilippo@yahoo.it

4 commenti:

  1. Un banalissimo commento da un'esperienza piccola e privata: quanti ragazzi passano a cecare un lavoro in fabbrica e non sono capaci di tenerselo per più di una settimana? Tanti (tanti per la mia realtà!) gli orari (oddio mi devo alzare alle 7.00!), la fatica, oddio il senso di responsabilità cos'è...
    Tra tanta gente brava e volenterosa sta venendo su anche una generazione di giovani che non ha l'umiltà di dire: ok, da qualche parte bisogna pur cominciare ...
    Capisco che sicuramente la massima aspirazione dell'uomo non è ficcarsi per otto ore al giorno in una fabbrica, ma un lavoro umile e onesto è sempre meglio che il nulla.
    Per quanto riguarda gli interinali, sempre riferendomi alla mia esperienza, in mezzo al mucchio di gente (tanta purtroppo) a volte si trovano elementi davvero bravi, ma bisogna cercare e cercare... Il massimo rispetto per tutti, ma se la fabbrica non produce, non vende. Se non vende chiude e se ne vanno a casa tutti. E' una grossa responsabilità selezionare il personale e arduo è creare un gruppo coeso! Le difficoltà le incontrano i lavoratori. Le difficoltà le incontrano i datori di lavoro onesti che vogliono soltanto mandare avanti la baracca senza sfruttare nessuno.
    Forse il mio discors c'entra poco con i numeri e le statistiche nazionali, ma l'esperienza personale è preziosa e va condivisa.
    Ciao dalla Sabry e un in bocca al lupo a tutti i giovani (e meno giovani) che vogliono mettersi in gioco sul serio.

    RispondiElimina
  2. Giustissimo il tuo punto di vista e condivisibile... purtroppo spesso si confonde crisi reale con crisi "presunta" (ipotizzata per non "impegnarsi" più di tanto dal punto di vista contrattuale). Se fino ad oggi quest'ultima è stata la regola, attualmente la crisi è vera... e la soluzione è proprio quella di venirsi incontro: il datore di lavoro con proposte serie, il lavoratore con pretese più in linea con la situazione contingente. Forse la crisi che stiamo vivendo, fra tanti effetti negativi, ne ha uno "positivo": darà quella spinta necessaria per "forzare" e accelerare questo cambiamento... Bye

    RispondiElimina
  3. Non sono convinto che il fatto che 6 precari su 10 siano sotto i 35 anni sia un segnale positivo. Le persone sotto quella soglia, soprattutto i ventenni di oggi, sono screciuti in un ambiente sociale dove tutto era semplice e tutto era dovuto. Non hanno mai dovuto lottare per niente, se appartenenti a quello strato sociale chiamato nuova borghesia che rapresenta (rappresentava) l'80% della popolazione in italia. Oggi invece i genitori non gli comprano piu' il terzo cellulare e il giubbetto firmato e guarda un po' che anche con le conoscenze si inizia a far fatica a trovare lavoro (rigorosamente sotto casa)...Non so come queste persone reagiranno: alcuni si rimboccheranno le maniche ma altri (la maggior parte) cercheranno scorciatoie rimanendo a carico dei genitori o accettando lavori piu' umili controvoglia, producendo poco o niente...Solo una crisi molto profonda fara' cambiare le coscienze degli individui, soprattuto i piu' giovani, e questo e' forse il momento buono..questa e' l'unica speranza (di lungo periodo) secondo me...che la crisi sia profonda...Ciao, Luca

    RispondiElimina
  4. L'interpretazione di certi dati è soggettiva: a mio modo di vedere, un ventenne (seppur viziato) ha una maggior propensione ad adattarsi ad una situazione completamente diversa rispetto al passato (il suo "breve" passato....) e "sollecitato" adeguatamente dall'ormai "ex nuova borghesia"... saprà tirar fuori gli artigli. Questa maggior propensione la "vedo" se il confronto avviene con lavoratori over 35, magari cinquantenne che dopo 25 anni di lavoro "classico" (a tempo indeterminato) alle spalle... probabilmente ha una forma mentis meno propensa ai cambiamenti... Bye

    RispondiElimina