giovedì 24 maggio 2007

Vince il Milan... anche senza Inzaghi. Ecco i conti delle due finaliste di Champions League

Lo stadio di Atene si sono sfidati Milan e Liverpool. In campo, grazie a Super Pippo, la partita finisce 2-1 ...E anche nella Champions League dei bilanci vince il gioco all'italiana!
Il Milan batte il Liverpool, ma solo grazie al vecchio trucco (legale) delle plusvalenze, vera specialità del pallone tricolore.

E allora vediamo com'è andata la sfida degli affari.

A dispetto dei luoghi comuni sui fasti economici del calcio britannico, i 'reds' allenati da Rafa Benitez non se la passano troppo bene. I conti del 2006 (chiusi a fine luglio) sono in perdita per 4,2 milioni di sterline, cioè circa 6,2 milioni di euro su un giro d'affari di 176,4 milioni.

I rossoneri invece festeggiano. I ricavi hanno raggiunto la cifra record di 248,3 milioni con un'importante novità: dopo anni e anni di perdite croniche, anche molto pesanti, la società presieduta da Silvio Berlusconi l'anno scorso ha visto la luce dell'utile: 2,4 milioni di euro nell'esercizio chiuso il 31 dicembre. Migliora la gestione? I manager milanisti, guidati dall'amministratore delegato Adriano Galliani, hanno trovato il modo di dare un taglio netto ai costi, a cominciare dagli ingaggi dei calciatori? Qualche progresso in effetti c'è stato, ma a ben guardare i profitti del Milan portano il marchio di fabbrica di Roman Abramovich, il patron del Chelsea. La scorsa estate il magnate russo ha staccato un assegno da 43,8 milioni di euro per togliersi lo sfizio di ingaggiare Andriy Schevchenko. L'investimento finora non ha reso granché. A Londra l'attaccante ucraino si è visto poco. Tra campionato e coppe ha finito per passare più tempo in panchina che in campo. Galliani invece ha perso un fuoriclasse, ma può brindare a una plusvalenza monstre: circa 42 milioni che hanno di fatto ribaltato il conto economico. Senza questo provento extra, la gestione ordinaria, quella calcistica, si sarebbe chiusa in rosso per quasi 40 milioni. Come dire, in mancanza di un altro Schevchenko da vendere a peso d'oro, il prossimo bilancio milanista pare destinato a tornare all'antico, cioè alle perdite.

Anche i conti del Liverpool non grondano profitti, ma sembrano più equilibrati rispetto a quelli dei rivali milanisti. In effetti per la squadra britannica era difficile ripetere l'exploit del 2005, quando la vittoria in Champions League, ottenuta proprio a spese del Milan nella rocambolesca finale di Istanbul, fruttò una pioggia di ricavi supplementari, in gran parte sotto forma di diritti televisivi legati alla competizione internazionale. E così, nel 2006 il fatturato alla voce Europa si è ridotto di oltre il 30 per cento, da 42 a 27 milioni di euro, per effetto della eliminazione già negli ottavi di finale della Champions League. Questo calo, oltre all'aumento del 10 per cento delle spese per gli ingaggi dei calciatori (101 milioni) ha mandato in rosso il bilancio.

In Inghilterra, come in Italia, le squadre non badano a spese per allestire una rosa competitiva, spesso con buona pace dell'equilibrio economico. Da questo punto di vista il confronto premia il Milan, che gira ai giocatori il 51 per cento dei propri ricavi rispetto al 57 per cento del Liverpool. Ma, a ben guardare, il dato che fa la differenza tra le due squadre è un altro. La società di Berlusconi naviga nell'oro garantito dalle tv: il 65 % del giro d'affari complessivo dipende dai proventi televisivi. In parte è un affare di famiglia. Nel 2006, infatti, l'aumento (30 per cento) di questi ricavi deriva in gran parte dal nuovo contratto siglato con il gruppo Mediaset a cui è stato ceduto il diritto d'opzione sulle partite casalinghe del campionato 2009-2010.
Per il Liverpool, invece, la tv rappresenta non più del 41 % del fatturato totale. Un altro 31 % arriva dagli sponsor e dalla vendita di gadget e altri prodotti con il marchio della squadra. Mentre gli incassi al botteghino contano per poco meno del 28 %. Una cifra che va confrontata con il 13 per % a bilancio dal Milan.
In altre parole, la squadra di capitan Steven Gerrard non ha problemi al botteghino. Nel 2006, nonostante l'eliminazione anticipata in Champions League, i proventi da biglietti e abbonamenti sono rimasti invariati, attorno ai 48 milioni di euro.
La stessa voce, sul fronte Milan, fa invece segnare un calo del 16 % a 29 milioni di euro. Insomma, non solo i tifosi che pagano per andare allo stadio rappresentano ormai una voce marginale nel business rossonero, ma vanno diminuendo di anno in anno. Una tendenza per altro comune a tutto il calcio italiano.
In Inghilterra invece gli spettatori aumentano e tutto fa pensare che il Liverpool potrebbe riempire senza problemi anche uno stadio più grande del mitico, ma angusto, Anfield road che ha una capienza massima di 44 mila posti. Proprio questa è la scommessa più importante per la squadra britannica che adesso, a differenza del recente passato, può anche disporre di nuove risorse finanziarie in gran quantità. Questo almeno è quanto promettono George Gillett e Tom Hicks, i due miliardari statunitensi che nel febbraio scorso hanno rilevato il controllo della società. La coppia di investitori può già vantare una qualche esperienza in campo sportivo, visto che Gillett possiede una squadra di hockey su ghiaccio come i Montreal Canadiens e Hicks tempo fa si è comprato i Texas rangers (baseball). Compresa nel prezzo d'acquisto (700 milioni di euro circa) c'è anche la spesa (300 milioni) per la costruzione di un nuovo stadio nella zona di Stanley Park. E non è escluso che parte dell'investimento venga coperto da uno sponsor che userà il suo marchio per dare il nome all'impianto, come è già successo per lo stadio dell'Arsenal, ora Emirates (la compagnia aerea).
Il gioco vale la candela, se, come sembra probabile, la domanda di calcio visto dal vivo, e non davanti allo schermo televisivo, in Inghilterra sembra destinata a crescere in futuro. Non basta. Perché il calcio d'Oltremanica attende nuove risorse anche dalla tv. Dal prossimo campionato, in base al contratto appena siglato dalla Premier league, la vendita dei diritti televisivi potrebbe fruttare anche il 60 % in più alle squadre della serie A inglese. Liverpool compreso, ovviamente, che così potrà permettersi di rafforzare la squadra senza mandare in rosso il bilancio.

Fonte: L'Espresso

Nessun commento:

Posta un commento