mercoledì 30 maggio 2007

La locomotiva Europa!

La locomotiva, adesso, si chiama Europa.

I listini mondiali, dopo un momento di sbandamento, hanno ripreso la salita.
L'Asia, invece, viaggia a due velocità.
Le M&A, intanto, sono ancora il tema forte degli investitori.

Dopo gli scossoni di febbraio e marzo i mercati finanziari mondiali sembrano aver riacquistato un po’ di fiducia. L’indice Msci World (composto da circa 1800 titoli azionari negoziati presso le borse di 23 mercati mondiali) negli ultimi 30 giorni ha guadagnato quasi il 3%, permettendo alla performance trimestrale di raggiungere il +2,6%. Il tutto alla faccia degli ultimi dati americani, di un dollaro sostanzialmente debole contro l’euro e del petrolio che non accenna a cedere.

Insomma, anche il più ottimista degli economisti concorda nel dire che per l’america il 2007 si chiuderà peggio del 2006. Ma se la locomotiva americana (da sempre considerata il traino di quella globale) scende, perché gli indici continuano a salire?

Per gli analisti la spiegazione è semplice: la congiuntura mondiale sta facendo boom.

E la prova, paradossalmente, viene proprio dall’America. Nel 2006 il fatturato realizzato all’estero dalle società quotate all’S&P500 ha pesato per il 48,6% sul giro d’affari totale contro il 30% del 2001. E quest’anno, secondo le previsioni degli esperti dovrebbe andare ancora meglio. L’aumento della ricchezza mondiale, avvertono però gli economisti, verrà accompagnato da una stretta da parte delle banche centrali. Secondo Rbc Capital Markets la Bce porterà il costo del denaro al di sopra del 4% mentre la Bank of England sembra pronta a una manovra al rialzo che porterebbe i tassi inglesi al 5,75%. Decisioni che non piaceranno a chi ha acceso mutui a tasso variabile ma inevitabili, insistono i banchieri centrali, se si vuole contenere l’inflazione.

A dare una mano agli investitori delle due parti dell’Oceano è soprattutto l’ondata di fusioni e acquisizioni che, a sentire analisti e gestori, non accenna a finire.
Merito soprattutto della grande liquidità presente sul mercato che consente alle imprese di andare a caccia di aggregazioni per creare economie di scala. Nessun settore sembra immune: banche, assicurazioni, media e materie prime sono solo le prime avvisaglie di un’ondata che è destinata ad attraversare tutti i comparti. Anche in questo caso la conferma viene dai listini che, di solito, anticipano le tendenze. L’indice Msci Financial nell’ultimo mese ha guadagnato l’1,6%. Un segnale di cui tenere conto, visto che sono proprio i gruppi finanziari a incassare ricche commissioni quando viene portata a termine una merger.

Il discorso cambia dall’altra parte del mondo, che sembra viaggiare a due velocità. Da un lato c’è il Giappone che è rimasto al palo. L’indice Msci del Paese (attualizzato in euro) nell’ultimo mese è rimasto praticamente invariato (+0,6%) mentre nel trimestre ha perso il 5,5%. Dal lato opposto c’è il resto dell’Asia, trainata dalla Cina che, negli ultimi 30 giorni, ha guadagnato il 2,5% (invariata nel trimestre). Nel Paese del Sol Levante lo scenario macroeconomico è ancora incerto. Una situazione resa bene dall’indecisione che sembra aver assalito la Bank of Japan riguardo ai tassi. Nel “Regno di mezzo”, invece, l’economia continua a correre. Nel primo trimestre di quest’anno la crescita è stata superiore all’11% e, a dispetto delle manovre di Pechino sui tassi e investimenti esteri, il pedale del freno pare non funzionare. Dal punto di vista operativo gli analisti consigliano di continuare a seguire le M&A. Il settore più caldo, per questo tipo di operazioni, dicono è quello minerario. La crescita mondiale, aggiungono gli esperti, può essere sfruttata anche attraverso i titoli delle società di costruzioni e servizi collegati.

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