lunedì 1 ottobre 2007

Le Borse chiudono un trimestre difficile.

Nell'ultima ottava sui listini ha dominato l'incertezza anche se tutto sommato la settimana è stata positiva. Gli operatori adesso aspettano i risultati aziendali e, nel frattempo, cercano di interpretare i dati macroeconomici.

Situazione macroeconomica difficile da interpretare, forte volatilità, pericolo subprime, poche idee di investimento. Anche l’ultima ottava di settembre ha seguito i temi che hanno caratterizzato il terzo trimestre dell’anno. E, preparandosi alla prossima ondata di risultati societari, gli investitori hanno preferito restare alla finestra.

L’indice Msci World, in cinque sedute ha guadagnato poco meno dell’1%.
(MSCI: Morgan Stanley Capital International, controllata da Morgan Stanley, una delle più famose banche d´affari statunitensi, è una società che dal 1970 realizza una serie di indici di carattere prevalentemente azionario, suddivisi in base a criteri geografici e settoriali. Ad oggi MSCI ha elaborato 51 indici a carattere nazionale e 57 indici geografici aggregati, che si suddividono in indici rivolti ai mercati sviluppati (Europa, Usa, Pacifico), in Mercati Emergenti (EM) e Tutti i Paesi (AC))


Stati Uniti
L’indice Msci North America nell’ultima ottava ha guadagnato circa lo 0,6%. Gli ultimi dati congiunturali danno una radiografia confusa dello stato di salute della prima economia mondiale. Secondo i numeri forniti dal Dipartimento del commercio ad agosto le spese al consumo sono cresciute dello 0,6% rispetto al +0,4% di luglio. In altre parole, le famiglie americane non si sono fatte spaventare dalla crisi finanziaria legata ai mutui subprime (quelli di bassa qualità) e hanno continuato a mettere mano al portafoglio. Gli effetti della turbolenza, commentano gli economisti, probabilmente si faranno sentire nei prossimi mesi.
Il dollaro nel frattempo ha toccato nuovi minimi contro l’euro: la moneta unica viene scambiata a 1,4189 contro il biglietto verde. Questo da una parte dovrebbe dare una mano alle aziende esportatrici di prodotti made in Usa, ma dall’altra aumenterà il costo di quelli importati. Più in generale l’appannamento della moneta americana indica un rallentamento dell’economia.

Europa
La situazione è simile nel Vecchio continente dove il relativo indice Msci è cresciuto dello 0,7%. Anche da questa parte dell’Atlantico la situazione macroeconomica non brilla. Secondo i dati elaborati dalla Commissione europea la fiducia di dirigenti d’azienda e consumatori a settembre è scesa a 107,1 punti contro i 109,9 segnati ad agosto. Segnali preoccupanti sono arrivati anche dal fronte dell’inflazione. I prezzi al consumo, sempre questo mese, sono cresciuti del 2,1% rispetto all’1,7% dei 31 giorni precedenti. Si tratta del risultato peggiore degli ultimi 13 mesi.
Nel frattempo la Banca centrale europea, a causa anche della crisi dei subprime americani ha tagliato le stime di crescita per l’area.
Secondo gli economisti il mix fra il rallentamento della congiuntura e la corsa dell’inflazione potrebbe far aumentare la paura di una stagflazione (situazione nella quale sono contemporaneamente presenti su un determinato mercato, sia un aumento generale dei prezzi, cioè l’inflazione, sia una mancanza di crescita dell'economia in termini reali, cioè la stagnazione economica). In questa situazione a sostenere le Borse ci pensano i titoli minerari e, più in generale, quelli legati alle materie prime. Si tratta, spiegano gli analisti, di settori il cui andamento è sganciato dal quadro macro e che in questo momento, grazie anche alla domanda da parte dei Paesi emergenti, rappresentano il classico porto sicuro per gli investitori.

Asia
L’indice Msci della regione nell’ultima ottava ha guadagnato il 3,2%. Merito, anche in questo caso, della corsa delle commodity che ha dato tonicità ai listini. Una mano l’ha data anche la Banca popolare cinese secondo cui l’economia del Paese del Drago quest’anno potrebbe crescere dell’11,6%. Insomma, dicono gli analisti, la situazione è buona. Ed essendo la Cina il volano dell’Asia, gli effetti positivi si faranno sentire anche sui conti delle aziende dell’intera area. Giappone Scenario più complicato nel Sol Levante.
L’indice Msci del Paese nell’ultima settimana ha guadagnato il 2,2%. Secondo i dati del Ministero dell’economia la produzione industriale a luglio è cresciuta del 3,4%, il massimo degli ultimi quattro anni. Contemporaneamente è aumentata la spesa al consumo (0,5%). Ad agosto, tuttavia, è aumentata la disoccupazione: +3,8% rispetto al 3,6% di luglio (minimo degli ultimi nove anni).
L’economia, insomma, nonostante i segni di recupero mostrati nei mesi scorsi, potrebbe tornare a zoppicare...

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