mercoledì 25 marzo 2009

Cos’è una bad bank?

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Con questo termine si fa riferimento alla "suddivisione" in due di una banca... nella sua parte “buona” (good bank) e in quella “cattiva” (bad bank). La banca buona si occuperà di tutte le parti sane dell’attività di credito, mentre la parte cattiva comprenderà tutte le attività cosiddette “tossiche”.

Si tratta di una terminologia relativamente nuova, recentemente tornata in auge con il progetto del piano Paulson contro la crisi, proposto negli Usa il 19 settembre scorso, il quale prevedeva inizialmente che lo Stato acquistasse i titoli tossici detenuti dalle banche. L’amministrazione Obama ha rilanciato invece l’idea della creazione di una banca ad hoc (bad bank per l’appunto) con il compito di alleggerire istituti e le società finanziarie da titoli pesanti e difficili da smaltire.

Ancora non si è deciso se si tratterà di un intervento che verrà effettuato attraverso la creazione di un fondo apposito del Governo, o se ogni banca dovrà creare la propria bad bank che poi andrà quotata separatamente. Ogni azionista potrebbe, ad esempio, ricevere due azioni di cui una facente riferimento alla banca buona e un'altra a quella cattiva.

Perché una bad bank?
L’obiettivo della creazione di una bad bank è quello di depurare gli istituti finanziari dalle perdite derivanti da derivati e attività tossiche

Cosa si intende per attività tossiche o asset tossici?
Si fanno rientrare in questa categoria di attività i titoli legati ai mutui subprime e tutti i prodotti e investimenti iscritti in bilancio nell'attivo patrimoniale con un elevato valore nominale, ma che hanno un valore di mercato prossimo allo zero. Si tratta per lo più dei cosiddetti titoli spazzatura, tanto che l’operazione Usa è stata ribattezzata da alcuni “cash for trash”.

Quanto valgono queste attività?
Secondo recenti stime si aggirerebbero sui 9.700 miliardi di dollari negli Usa e 1.300 miliardi di euro in Europa. Il condizionale, comunque, è d'obbligo dato che le attività tossiche sono difficili da stimare anche perché spesso vengono scambiate in mercati poco liquidi e sono soggette a valutazioni diverse anche nei bilanci delle diverse banche.

Come eliminarle?
La bad bank, abbiamo detto, rappresenta una soluzione per liberare la banca dai titoli tossici che rappresentano un peso nella "pancia" degli istituti. Con la bad bank questi titoli vengono trasferiti a una nuova società in modo da poter lasciare la banca libera di funzionare regolarmente.
Una volta isolati i titoli nella bad bank viene effettuata una "scissione" azionaria: potrà essere utilizzata la forma di sottoscrizione di azioni privilegiate da parte del governo, oppure quella di azioni ordinarie che potranno essere vendute sul mercato.

Quello che la bad bank dovrà fare successivamente è liquidare questi titoli attendendo che, una volte migliorate le condizioni del mercato, diminuisca la differenza tra il valore di mercato degli asset e quello nominale



.... dunque attendere che i “cash for trash” tornino ad essere dei titoli realmente appetibili sul mercato.

L’ammontare elevatissimo di queste attività rende però necessario l’intervento da parte degli Stati, unici candidati a fornire fondi per l’acquisto dei titoli.

Meglio le ricapitalizzazioni o le bad bank?
Con entrambe le operazioni si agisce sul grado di rapporto attivo/patrimonio (leverage).

Nel primo caso però si opera sul numeratore, sottraendo dall’attivo gli asset tossici e alleggerendolo quindi di attività fortemente svalutate, mentre nel secondo si rafforza il denominatore aumentando il capitale.Tuttavia, con la ricapitalizzazione, o sottoscrivendo obbligazioni, lo Stato opera come un investitore godendo di diritti patrimoniali e di gestione, andando anche a toccare interessi di management e azionisti, mentre con la seconda strada non incide direttamente sull’attività di impresa.

Bye!

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