lunedì 7 gennaio 2008

2008, le Borse provano a ripartire...



Caro-petrolio, inflazione, rallentamento dei consumi e disoccupazione americana: da questa mattina gli investitori torneranno a confrontarsi con le quattro «streghe» che hanno trasformato la prima settimana del 2008 nel peggior inizio d’anno per Wall Street dal 1932!


A richiamare alla memoria i colori della Depressione è stato il settimanale americano Barron’s a dimostrazione di come Oltreoceano si faccia strada il timore che dietro al sortilegio di venerdì scorso (quando le sole Borse europee hanno perso 162 miliardi in termini di capitalizzazione) si nascondano le avvisaglie di un arresto dell’economia Usa.


L’Europa dovrà, invece, decidere se tornare a scommettere sul comparto dell’auto, finora tra i più penalizzati: venerdì Fiat ha ceduto un ulteriore 7% avvicinandosi a 15,5 euro, più o meno il valore di un anno prima. Ad abbattere il Lingotto e gli altri gruppi automobilistici internazionali, ha concorso l’inarrestabile fiammata che ha portato il petrolio a sfondare, seppur temporaneamente, il tabù dei 100 dollari al barile. Al bivio anche gli altri titoli «blasonati» di Piazza Affari, tutti al centro delle vendite con l’eccezione di Terna e degli energetici sostenuti dal greggio.


A preoccupare gli investitori sono anche le ulteriori conseguenze della crisi dei mutui subprime americani che hanno già costretto molti colossi finanziari a pesanti svalutazioni e indotto alcune istituzioni di Manhattan come Citigroup ad accettare il soccorso dei fondi sovrani medio-orientali.


Dal presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, i mercati si attendono una sforbiciata al costo del denaro a fine mese. Il caro-vita potrebbe, tuttavia, suggerire all’arbitro dell’economia Usa (il tasso di disoccupazione è salito al 5% segnando il dato peggiore dal 2003) di restare immobile. Le decisioni di Bernanke impatteranno su un’altra variabile cruciale: la debolezza del dollaro rispetto al super-euro, spinto anche dalla politica della Bce pronta ad agire sulla leve dei tassi per contrastare una inflazione in Europa ai massimi da 6 anni e mezzo.


Giovedì Jean-Claude Trichet dovrebbe mantenere inalterato il costo del denaro al 4%, ma nelle stesse ore i mercati cercheranno tra le pagine dell’outlook economico della Fed qualche segnale di inversione...

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