martedì 17 luglio 2007

Come vanno le cose in Italia?

Ecco, in sintesi, le riflessioni di Mario Draghi...

In un contesto di ripresa dell’attività produttiva, la situazione dei conti pubblici è nettamente migliorata. Il disavanzo strutturale resta tuttavia rilevante e non garantisce una rapida flessione del peso del debito, necessaria ad affrontare per tempo la sfida derivante dall’invecchiamento della popolazione.

Il Dpef prevede per il 2008 una manovra di bilancio che non migliora il disavanzo tendenziale misurato a legislazione vigente. La manovra dovrà tuttavia includere interventi sulla spesa volti a finanziare oneri, ancora non inclusi nella legislazione, che derivano da impegni presi dal governo o sono necessari per proseguire le politiche in corso.
Gli interventi correttivi necessari per raggiungere il pareggio di bilancio sono rinviati al triennio 2009-2011; in particolare, circa la metà è programmata per il 2011, ultimo anno della legislatura!

La fase congiunturale favorevole avrebbe consentito di accelerare il riequilibrio dei conti.

La pressione fiscale si colloca in prossimità dei valori massimi degli ultimi decenni (anche se viene ribadito l’impegno a contenere e gradualmente diminuire il carico fiscale).
La definizione di un programma di incisiva riduzione del prelievo darebbe sostegno alle politiche volte a elevare il potenziale di crescita della nostra economia.
Il Dpef indica come prioritario il controllo della qualità e della quantità della spesa pubblica:
la riduzione del disavanzo e il contenimento del prelievo richiedono un forte rallentamento dell’espansione della spesa primaria corrente, che anche nel 2007 resta elevata e superiore ai livelli inizialmente programmati.

Il governo sta realizzando interventi volti a dare sostegno agli anziani in condizioni di disagio economico. Nella situazione demografica che si prospetta per i prossimi decenni, solo scelte coraggiose volte a elevare l’età media effettiva di pensionamento possono consentire di erogare pensioni di importo adeguato. Le scelte in materia previdenziale sono cruciali nell’assicurare un riequilibrio duraturo dei conti pubblici in un contesto in cui – secondo le stime dell’Istat – il rapporto tra ultrasessantenni e popolazione in età da lavoro, pari al 42 % nel 2005, raggiungerebbe il 53 % nel 2020 e l’83 %nel 2040.
L’aumento delle pensioni di importo più basso appena definito dal governo mira ad alleviare la situazione di disagio economico in cui si trova un’ampia fascia di anziani.

L’erogazione di pensioni di importo adeguato a un numero crescente di anziani è la sfida da affrontare nei prossimi anni.

Le risposte, in Italia come in tutti i paesi avanzati, sono sostanzialmente due: aumentare gradualmente l’età media effettiva di pensionamento e sviluppare le forme previdenziali complementari.
Un incentivo a protrarre l’età lavorativa, in linea con l’aumento delle aspettative di vita, deriverà dalla piena applicazione dell’impianto del regime contributivo introdotto nel 1995: il rafforzamento del legame fra contributi e prestazioni migliora il sistema di incentivi, riduce le differenze tra categorie di lavoratori, permette flessibilità nella scelta dell’età di pensionamento. In questa direzione si stanno muovendo anche gli altri paesi che fronteggiano problemi demografici simili ai nostri.

Come si rileva nel Dpef, è necessario ampliare l’orizzonte temporale di riferimento dell’azione pubblica: ridurre il debito pubblico e garantire la sostenibilità del sistema previdenziale devono essere il primo investimento dello Stato a favore dei giovani e delle generazioni future!

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