lunedì 31 dicembre 2007
domenica 30 dicembre 2007
Borsa, bilancio 2007: le banche frenano il listino
Confidiamo allora in un 2008 con un mercato sì efficiente... ma che permetta di ottenere performance che rispecchino le aspettative di noi azionisti!
Fonte: Sole24Ore
venerdì 28 dicembre 2007
Poste... e non più Poste.
giovedì 27 dicembre 2007
Euribor "caldo" fino a giugno
Trichet naviga a vista. L'impressione generale è che la Bce si guarderà attorno a lungo prima di toccare i tassi: Trichet dovrà fronteggiare due forze contrapposte: da un lato un'inflazione che rimarrà ben al di sopra del 2%, dall'altro una crescita che va raffreddandosi e si posizionerà sotto il potenziale.
Quando si tenta di disegnare la strada che prenderanno i banchieri di Francoforte, le opinioni divergono: una parte significativa, comunque, ritiene possibile una riduzione dei tassi (il 17% di 25 punti base, il 22% di 50 punti e il 5% addirittura oltre).
Quando si parla di Euribor, le previsioni si fanno più articolate: la sensazione è che si vada verso una normalizzazione dei tassi interbancari, ma che il cammino sia lungo e non privo di insidie. Così, per il 25% degli intervistati, l'Euribor 3 mesi resterà oltre il 4,5% anche nei primi sei mesi del 2008, nonostante i ripetuti interventi della Bce per calmare le acque sui mercati monetari. (sull'efficacia di queste operazioni, peraltro, gli esperti si dividono).
Dunque, i risparmiatori dovranno stringere la cinghia almeno fino a giugno, ma per fine 2008 il 21% degli operatori vede l'Euribor 3 mesi addirittura sotto il 4 %.
Se così fosse, per chi ha un mutuo a tasso variabile il peggio potrebbe essere alle spalle...
Fonte: Radio24
giovedì 20 dicembre 2007
Natale a credito: indebitarsi per comprare i regali.
martedì 18 dicembre 2007
Internazionalizzazione
L’immagine che ci rimarrà impressa sarà quella dell’Alitalia che agonizza, con un numero inquietante di medici al suo capezzale, ma anche se è l’immagine più vivida, non è però la più vera.
Perché?
Perchè questo che va a finire è stato l’anno del risveglio e della internazionalizzazione.
E ce ne sono altre decine che con investimenti ciascuno nell’ordine delle centinaia di milioni di euro hanno fatto fare un salto di livello all’internazionalizzazione dell’impresa italiana.
Nei primi undici mesi dell’anno, secondo le stime di Kpmg Corporate Finance, le acquisizioni all’estero di imprese italiane sono state 108 per un ammontare complessivo di 57 miliardi euro. Erano stati 15 miliardi di euro nel 2006, 29 nel 2005 (grazie all’effetto UnicreditoHvb), solo 4 nel 2004.
E’ il risveglio, dopo anni di lavoro interno e silenzioso, di un pezzo di paese che forse da solo non basta a trainarci tutti e 56 milioni quanti siamo fuori dal guado, ma che sta facendo in pieno la sua parte. Sergio Mariotti, che insegna al Politecnico di Milano e insieme a Marco Mutinelli (e in collaborazione con l’Ice) ha creato la banca dati Reprint e l’osservatorio ‘Italia Multinazionale’, evidenzia il ritorno sulla scena internazionale delle grandi imprese, che negli anni scorsi avevano abbandonato il campo, e la riscoperta degli Stati Uniti dal cui mercato le aziende italiane si erano ritirate negli anni passati e ora grazie anche all’euro forte stanno tornando, e, significativamente, con l’acquisto non solo di reti di vendita ma anche di impianti produttivi. Di grandi imprese, si sa, l’Italia è povera, e tolte banche e assicurazioni, rimangono le private Telecom e Fiat, alle quali va aggiunta Tenaris visti i suoi oltre 18 miliardi di euro di capitalizzazione, e Eni ed Enel delle quali lo Stato è azionista di controllo. Ha fatto la sua parte anche il governo istituzione, con il presidente del consiglio e alcuni ministri che si sono spesi molto in giro per il mondo per appoggiare le strategie delle imprese italiane, a partecipazione pubblica e non. In realtà hanno semplicemente fatto quello che da sempre fanno i governi francese, inglese, tedesco, e che invece negli anni passati in Italia non faceva nessuno.
La lista dei "vincitori" è lunga, e scorrerla dà una certa soddisfazione.
E’ l’altra Italia, quella che non ha paura del futuro...
mercoledì 12 dicembre 2007
La busta paga...
Parliamo di busta paga con una piccola premessa: i soldi che prendiamo al mese non sono più la giusta remunerazione del nostro lavoro in azienda, non sono più una ragionevole funzione/rapporto con il fatturato ed il profitto aziendale e sono sempre più un opportunistica offerta di denaro per servizi spesso garantiti da contratti o aziende precarie.
Il lavoro è sempre più costo ed è assimilato ad un macchinario, ad un server o un computer. La forza lavoro non rappresenta più un fattore chiave della qualità di prodotti e servizi offerti dall'azienda ma è un vantaggio/svantaggio competitivo in base al suo costo.
E' talmente forte il divario fra busta paga media e fatturati/profitti delle aziende che non ha senso parlare di produttività quando il discrimine è fra delocalizzare per sfruttare la manodopera a basso costo o precarizzare i rapporti di lavoro garantendo nel migliore dei casi retribuzione su 180 giorni annui con evidenti risparmi a cui si aggiungono le ferie e la malattia non pagate.
La legge finanziaria
Dallo stipendio mensile si trattengono i contributi previdenziali a carico del lavoratore (vedi pagina precedente della guida) per determinare così il reddito imponibile su cui calcolare l’Irpef secondo le seguenti aliquote in vigore dal 1° gennaio 2007:
- per redditi fino a 15.000 euro, il 23 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 15.000 euro e fino a 28.000 euro, il 27 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 28.000 euro e fino a 55.000 euro, il 38 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 55.000 euro e fino a 75.000 euro, il 41 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 75.000 euro, il 43 per cento.
Che rapportati a valore mensile:
- per redditi fino a 1.250,00 euro, il 23 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 1.250,00 euro;
- per fino a 2.333,33 euro, il 27 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 2.333,33 euro e fino a 4.583,33 euro, il 38 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 4.583,33 euro e fino a 6.250,00 euro, il 41 per cento;
- per la parte di reddito superiore a 6.250,00 euro, il 43 per cento.
A questo punto si è determinata l’imposta lorda dovuta.
A) Detrazioni per lavoro dipendente
Se alla formazione del reddito complessivo concorrono uno o più redditi di lavoro dipendente con esclusione di quelli di pensione spetta una detrazione dall’imposta lorda, rapportata al periodo di lavoro nell’anno, scaglionata in relazione all’ammontare del reddito:
Reddito complessivo | Detrazione |
fino a 8.000 euro | 1.840 euro |
da | 1.338 + (502 x [(15.000 – reddito complessivo): 7.000]) |
da | 1.338 x [(55.000 – reddito complessivo) : 40.000] |
oltre 55.000 | 0 |
* per i rapporti di lavoro a tempo determinato la detrazione spettante non può essere inferiore a 1.380 euro
La detrazione di 1.840 euro comporta di fatto la non tassazione dei redditi fino a 8.000 euro annui.
Le detrazioni sopra indicate per i redditi superiori a 15.000 euro ma inferiori a 55.000, sono elevate in rapporto al reddito complessivo:
Reddito complessivo | Incremento detrazione |
da | euro 10 |
da | euro 20 |
da | euro 30 |
da | euro 40 |
da | euro 25 |
B) Detrazioni d’imposta per il coniuge e gli altri familiari fiscalmente a carico (ossia che possiedano un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili e comprensivi della rendita dell’abitazione principale).
Le detrazioni per carichi di famiglia sono rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono verificate sino a quello in cui sono cessate le condizioni richieste:
Coniuge
Per il coniuge non legalmente ed effettivamente separato competono, in relazione al reddito complessivo, gli importi che vengono indicati nello schema successivo:
Reddito complessivo | Detrazione | Note |
Fino a 15.000 euro | 800 euro meno [ 110 x (reddito complessivo : 15.000)] | se il rapporto è = 1 detrazione compete per 690 €. |
Da 15.000 euro a 40.000 euro | 690 euro | |
Da 40.001 euro a 80.000 euro | 690 euro x [(80.000 – reddito complessivo) : 40.000] | se il rapporto è = 0 la detrazione non compete |
Le detrazioni sopra indicate sono elevate in rapporto al reddito complessivo:
Reddito complessivo | Incremento detrazione |
da | euro 10 |
da | euro 20 |
da | euro 30 |
da | euro 20 |
da | euro 10 |
Per ciascun figlio a carico, compresi i figli naturali riconosciuti, i figli adottivi e gli affidati o affiliati, sono previste detrazioni teoriche che cambiano in relazione all’età, al numero ed al disagio e sono soggette anch’esse all’applicazione di una formula legata al reddito complessivo del dipendente.
La detrazione per figli è ripartita nella misura del 50% tra i genitori non legalmente ed effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli stessi, spetta al genitore che possiede un reddito complessivo di ammontare più elevato e non può essere liberamente ripartita come avveniva nel passato.
IMPORTO TEORICO DELLE DETRAZIONI PER FIGLI:
- 800 euro; base per ogni figlio
- 100 euro; aumento per ogni figlio di età inferiore ai tre anni
- 220 euro; aumento per ogni figlio portatore di handicap ai sensi dell’art. 3, legge 104/1992
Se andate in crisi in mezzo alla miriade di numeri, termini e dati, non preoccupatevi...
Nel web c'è un interessante servizio interattivo per scoprire se, con l'introduzione della nuova Legge finanziaria, ci saranno dei cambiamenti nella busta paga.
Cliccando qui, infatti, potete scoprire - per ogni casella segnalata in blu, il significato del dato informativo.
A presto!
venerdì 7 dicembre 2007
L'Unione Europea: la nuova Cassa del Mezzogiorno...
L’Italia versa alla UE circa 12/13 miliardi di euro ogni anno. I miliardi finiscono in un fondo comune che viene ripartito a favore delle aree in via di sviluppo. A noi tornano indietro circa 8/9 miliardi.
Dove vanno?
Quasi tutti a tre regioni: Campania, Calabria, Sicilia. I fondi europei, che sono soldi pagati con le nostre tasse, fanno quindi il viaggio Roma-Bruxelles-Napoli (o Palermo o Catanzaro). Un viaggio di sola andata senza responsabilità politiche di un singolo ministro della Repubblica.
Le regioni del Sud, grazie alla politica comunitaria e alle decine di miliardi di euro ricevuti nel tempo, si sono sviluppate. La criminalità organizzata e le lobby politiche si sono evolute in società multinazionali integrate.
E i 4/5 miliardi di euro di differenza non utilizzati per l’Italia?
Vanno alle nazioni “povere”, di solito i nuovi ingressi nella UE. Come ad esempio la Romania che nel 2007/2013 riceverà 28/30 miliardi di euro per il suo sviluppo.
E chi contribuisce al suo sviluppo?
I baldi imprenditori italiani!
L’Italia ha 22.000 imprese in Romania, è il primo partner commerciale. Un’impresa italiana che si stabilisce in Romania ha degli indubbi vantaggi: basso costo del lavoro, tassazione favorevole e accesso ai finanziamenti europei. Poi, magari, il prodotto lo rivende come “Made in Italy” guadagnando più di prima.
Quindi, ricapitolando...
Chi rimane in Italia è tartassato, paga le tasse in anticipo e non ha finanziamenti dallo Stato.
E allora che fa? Va all’estero, con i soldi degli italiani... quelli che sono avanzati dall’elemosina al nostro Sud da parte della nuova Cassa del Mezzogiorno che oggi si chiama UE.
E’ un mondo alla rovescia...
Fonte: www.beppegrillo.it
sabato 1 dicembre 2007
Allarme per i tassi variabili: in un solo giorno l'Euribor da 4,1 a 4,8%!
Il motivo di questa improvvisa impennata, dicono gli esperti, è da ritrovare nelle aspettative piuttosto fosche dell'economia europea nel prossimo anno: il valore dell'Euribor a un mese, infatti, è determinato dalla Federazione bancaria europea che raccoglie le indicazioni di un panel di banche europee ed inglesi circa le loro quotazioni nella mattinata sulle singole scandenze. Significa che a gennaio 2008 queste banche e tutti gli indicatori europei, prevedono ancora problemi di liquidità.
Salito anche il tasso interbancario a due mesi.
Da quando, nel settembre scorso, la Bce aveva deciso di non aumentare i tassi, fissando il tasso interbancario al 4%, l'Euribor a tre mesi, che è il più utilizzato per calcolare i mutui e i prestiti variabili, era salito da 4,3 a 4.6 e poi a 4.8 in ottobre, per poi ridiscendere al 4,60% a novembre.
Oggi la doccia fredda. Tassi caldissimi, che hanno fatto lanciare l'allarme da tutti i paesi europei: la BCE non pensi di fare salire ancora il tasso di riferimento, ma anzi faccia un passo indietro. Questa la richiesta da Francia, Spagna e anche dalla Germania, dove l'indice Zew (www.zew.de) ha segnalato una crisi economica prevista nel 2008 sia in Europa che nell'est europeo (mentre l'anno scorso aveva segnalato esattamente il contrario!)
Quindio, per chi ha un mutuo a tasso variabile... momenti difficili a fine anno!
Per chi sta sottoscrivendo un mutuo, forse è ancora una volta preferibile valutare l'idea di un tasso fisso: l'indice Irs, infatti, per la prima volta è più basso dell'Euribor...