Ma, è uno scenario possibile?
In primo luogo, che alla Grecia sia concesso di ripudiare il debito, è tutto da vedere.
Contro i tagli al bilancio e la riduzione dei salari, infatti, ci sarebbero dimostrazioni di piazza, i politici perderebbero consensi e i governi cadrebbero. E all’interno dell’Unione Europea non mancherebbero le resistenze a offrire aiuti finanziari agli Stati membri più problematici.... alla fine, però, tutti ingoierebbero il rospo e andrebbero avanti (proprio come ha fatto il Congresso americano che prima ha tentato il “gran rifiuto”, ma poi ha approvato il piano di salvataggio per le banche da 700 miliardi di dollari, mentre all’orizzonte si profilava il disastro).
Ma anche il più cieco dei politici può vedere che cosa è in ballo oggi: gli investitori fuggirebbero in massa dalle banche e dai mercati del paese che prendesse in considerazione l’ipotesi di abbandonare l’euro. Per quanto grave la crisi, i politici si renderanno pur conto che il tentativo di sganciarsi dall’euro, la renderebbe solo peggiore!
Nessuno sa se il default della Grecia darebbe luogo a un crollo dei prezzi dei titoli di Stato irlandesi o italiani, facendo precipitare quei paesi in una piena crisi di debito pubblico e di sistema bancario.
...Ma nessuno vuole scoprirlo!
Gli argomenti di chi era contrario all’unione monetaria si fondavano sull’esistenza di crisi asimmetriche: gli shock negativi che colpiscono alcuni paesi, e non altri, sono di gran lunga prevalenti e dunque era imprudente rinchiudere tutti in un’unica politica monetaria.
E in parte, quello cui stiamo assistendo oggi è un chiaro shock finanziario asimmetrico. Paesi come la Grecia con problemi di debito e di deficit sono stati ora individuati dagli investitori che scappano da qualsiasi cosa emani il minimo sentore di rischio. Così come i paesi con le bolle immobiliari più pronunciate, l’Irlanda e la Spagna per esempio, soffrono la recessione più grave, ora che le bolle si sgonfiano e i problemi si diffondono all’intero sistema finanziario.
Sono gli spread sui loro titoli di Stato (differenza di rendimento tra titoli equivalenti appartenenti alla stessa area) a essere schizzati verso l’alto, è là che la produzione è caduta di più ed è là che la necessità di tagli ai salari è più acuta.
L’unico mistero è perché gli investitori abbiamo impiegato così tanto tempo ad accorgersi di questi problemi, perché non abbiano individuato questi paesi sei mesi o un anno fa?
i diversi paesi dell’area possono aver sofferto in modo diverso le turbolenze finanziarie, ma ora sperimentano tutti allo stesso modo le turbolenze economiche: tutti affrontano un crollo della crescita.
Questo shock è simmetrico: interessa tutti i membri dell’area euro. E ciò significa che è appropriata una risposta comune di politica monetaria. Aumenteranno le pressioni sulla Bce perché riduca a zero i tassi di interesse, aumenti l’offerta monetaria e permetta al tasso di cambio dell’euro di indebolirsi. (Una parte dell’aggiustamento, quest’ultima, che già inizia a verificarsi, senza che ci sia stato alcun intervento della Bce). Ora che la recessione e la deflazione (inflazione+disoccupazione) incombono sull’area euro, questa è la risposta su cui tutti i membri dovrebbero trovarsi d’accordo e che può essere accompagnata da stimoli fiscali. E tanto meglio se sono i paesi con posizioni di bilancio relativamente più forti, come la Germania, ad applicarli in misura più ampia: il risultato sarà un aiuto dall’esterno, più che necessario, ai loro vicini più pesantemente indebitati e senza un soldo.
Cosa dovrebbe fare la BCE?
Ovviamente, l’assunzione necessaria di tutto ciò è che i politici facciano la cosa giusta. La Bce dovrà abbandonare la sua ossessione per l’inflazione, ridurre a zero (o quasi...) i tassi e ampliare l’offerta di moneta. La Germania dovrà liberarsi della fobia del deficit e applicare quello stimolo di bilancio di cui il paese, e tutta l’area euro, ha così disperatamente bisogno. Dopo aver a lungo opposto un ostinato rifiuto, entrambe si muovono ora nella giusta direzione, ma non c’è tempo da perdere.
Se il 2008 è stato l’anno dello shock finanziario asimmetrico, il 2009 è l’anno dello shock economico simmetrico.
E proprio come quello appena passato è stato l’anno che più ha messo a rischio l’euro, questo può essere l’anno della sua salvezza.
Perché ciò accada, però, i politici devono agire... e dimostrare che "l'Unione" c'è esiste davvero...!
Fil
PS: aspetto vostri commenti e, se vi è piaciuto il post, inviatelo a persone interessate (letterina in basso). Potete iscrivervi alla mailing list - ed essere così aggiornati su nuovi post - inviando una mail (con scritto "FilBlog" ) a cossettifilippo@yahoo.it